Il verdetto del Super Tuesday, l’appuntamento più importante della corsa alla Casa Bianca, ha avuto come verdetto i trionfi di Donald Trump per il Partito Repubblicano e dell’attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden per i democratici.
Il tycoon ha trionfato in quattordici Stati su quindici chiamati alle urne per le primarie; venendo a sconfitto a sorpresa solo nel Vermont dove ha vinto la sfidante Nikki Haley.
Risultato analogo anche per l’attuale inquilino della Casa Bianca il quale ha vinto in quasi tutti gli Stati meno che nelle Isole Samoa americane, dove ai caucus è stato battuto dal candidato locale Jason Palmer.
Nel Minnesota, in occasione dell’importante appuntamento elettorale, Joe Biden è stato contestato dal voto arabo per il sostegno dell’America a Israele.
Ma, alla luce dei risultati del Super Tuesday, è evidente la volontà degli elettori americani di concedere per il prossimo 5 novembre un secondo atto alla sfida delle elezioni presidenziali del 2020 tra Donald Trump e Joe Biden.
L’ex Presidente degli Stati Uniti ha così commentato la sua affermazioni alle primarie del Super Tuesday, come riportato da Tgcom24.
“Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, è stata una serata formidabile. Ho fatto una cosa che nessuno avevo fatto prima nella storia”.
L’esponente dell’elefantino americano ha poi ha aggiunto che il partito repubblicano presto sarà unito.
Dello stesso avviso, però, non è l’ex governatore del South Carolina Nikki Haley, la quale non è intenzionata a ritirarsi ancora dalla contesa elettorale e ha così replicato con un comunicato stampa alle parole di Trump.
“L’unità non si raggiunge dicendo semplicemente ‘siamo uniti’. Resta un ampio gruppo di elettori repubblicani profondamente preoccupati da Trump. Questa non è ‘l’unita’ di cui il nostro partito ha bisogno per avere successo. Affrontare queste preoccupazioni renderà il partito e l’America migliori”.
Mentre il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, anche lui attraverso una nota scritta nella notte, ha menzionato i progressi conseguiti dalla sua amministrazione soffermandosi sulla possibile rivincita con Trump.
“Quattro anni fa, mi sono candidato a causa della minaccia esistenziale che Donald Trump rappresentava per l’America in cui tutti crediamo. Trump è mosso dalla rancore e dall’inganno, concentrato sulla vendetta e la ritorsione, e non sul popolo americano”.