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Teatro, Degli anni trascorsi a Caivano, Peppino nel suo libro racconta tanti aneddoti, alcuni tristi , alcuni divertenti , tra questi “…se annuso l’aria, mi par di sentire come allora, l’acre odore di canapa marcita, che dalle campagne si diffondeva intorno al paese fino a penetrare nelle case e nella pelle, attraverso i pori dilatati dal calore di fine estate.

Mi rivedo fermo davanti ai grossi cesti di taralli, a guardare le belle e croccanti ciambellette nascoste sotto un grezzo velo di “tarlatana” colorata, celeste o rosa, su cui si posavano a centinaia le mosche attratte dallo zucchero, che in abbondanza era mescolato nella pasta biscottata cotta in forme diverse, a stella, a scalette, a rivoltelle o a pupazzi.

Mi rivedo li, fermo come una statua, col dito in bocca a mandar giù saliva, fino a quando il “tarallaro” mosso a compassione, mi mandava via regalandomi un “croccantino” o un “filatino” di zucchero (o’ franfellicco)” …e ancora… “Mi rivedo a cavalcioni, sul dorso di “Ciccio”, il mio maialino nero, per le strade del paese e poi, sempre a cavallo di “Ciccio”, salire la lunga rampa di scale esterna che conduceva nella cucina di casa mia, per chiedere una fetta di pane alla mia balia .

Teatro

Me la rivedo tra le mani quella fetta di pane, grossa, morbida, saporita di sale, con sopra un abbondante filo d’olio, spesso e saporoso e correre felice, tra i viottoli incassati di campagna, libero come un passerotto, ansimante per il peso del “pancione”, che mi toccava sostenere sul mio piccolo corpo appena coperto da una camiciola di tela dura , corta e senza maniche”

Buon teatro… nel prossimo articolo…

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