Peppino nel suo libro continua, soffermandosi, a raccontare tanti episodi e aneddoti dei cinque anni passati a Caivano. Tra questi spicca il racconto dei suoi viaggi a Napoli fino all’ultimo che segna il suo ricongiungimento alla sua naturale famiglia….
“…e mi rivedo impaziente, sotto le cure della mia balia, intenta a lustrarmi i capelli con olio e spazzola dopo d’avermi fatto indossare l’abito con il quale dovevo recarmi a Napoli a fare visita a mia madre. Era un giorno penoso quello per me e per la mia balia, perché io non desideravo andarci e lei aveva paura di portarmici, temendo che non m’avrebbero più lasciato andare via ma, i patti erano patti e questi volevano che di tanto in tanto la mia balia mi doveva portare a Napoli da mia madre, perché io restassi con lei e con i miei fratelli almeno una mezza giornata. Era quella una giornata nera per me. La balia prudentemente, non me lo preannunciava ma, io quando vedevo prendere dall’armadio il vestito da indossare per quell’occasione cominciavo a diventare nervoso. Quel giorno la sveglia suonava molto prima del solito e poi nudo, sotto la fontanella del cortile , giù una bella insaponata dalla testa ai piedi. Strigliato come un puledrino, mi mettevano ad asciugarmi al sole, legato all’alberello di limone perché non ritornassi a sporcarmi. Vestito di tutto punto mi pareva di sentirmi come in una corazza di ferro, e i capelli, ben spazzolati, mi pesavano sulla testa. Si raggiungeva Napoli in tram, due ore circa di viaggio o meglio di sballottamento. Quando si arrivava a Napoli, la città mi appariva grandissima e piena di confusione”…
Buon teatro …nel prossimo articolo…
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