Essere napoletani secondo Salemme: tra stereotipi, verità e libertà
La “fatica” di essere napoletani
A volte però essere napoletani è difficile: bisogna farsi piacere il caffè bollente, mangiare il ragù la domenica, saper raccontare barzellette, suonare il mandolino, cantare perfettamente intonati i grandi classici della canzone partenopea e amare la pizza sopra ogni cosa… Ma come mai, tutte queste pretese le subisce soltanto chi è napoletano?
Attraverso un viaggio negli stereotipi e nei luoghi comuni più duri a morire, Vincenzo Salemme ci racconta quanta “fatica” comporta essere sempre all’altezza delle aspettative e quanto è liberatorio, invece, rompere ogni tanto gli schemi, per essere soltanto se stessi.
Il titolo e la commedia di Salemme
Il titolo è tratto da una battuta di una commedia teatrale dello stesso Salemme, E fuori nevica: a uno dei personaggi viene chiesto di fare una pizza per dimostrare il suo essere napoletano.
Infatti, vengono trattati dall’attore molti luoghi comuni riguardanti i napoletani: dall’amore per il caffè a quello per la pizza e per la mozzarella, senza tralasciare la forzatura di dover essere simpatici sempre.
La famiglia nei monologhi di Salemme
Salemme riserva sempre uno spazio rilevante alla famiglia e alle sue storture: tra una risata e un velo di amarezza, l’autore indaga sui rapporti tra marito e moglie e tra genitori e figli, sottolineandone lati meno piacevoli come l’opportunismo, l’utilitarismo, a volte anche il cinismo, che possono minare la stabilità dei legami familiari.
Analisi sociale e rapporto uomo-donna
Al contempo, però, e questo si riscontra soprattutto nei monologhi che dalla destrutturazione dei luoghi comuni affibbiati alla napoletanità si allargano a una più ampia analisi sociale, Salemme esalta anche alcuni aspetti del rapporto uomo-donna, mostrando come quest’ultima vada celebrata nella sua unicità – anche quella più “tragicomica” – e altri che denotano una visione ottimistica del futuro, in cui la passione nel fare ciò in cui si crede deve sintonizzarsi con la necessità di rispettare l’unicità che contraddistingue ogni essere umano.
Napoli oltre gli stereotipi
L’intento di Salemme è quello di dimostrare a tutti la vera essenza del napoletano, che va oltre tutti gli stereotipi che gli vengono attribuiti. Napoli non è solo Gomorra, pizza e caffè. Napoli è molto di più: come dice Salemme, Napoli è Benedetto Croce, Massimo Troisi, è una città che ha visto molte culture, come quella spagnola e quella francese.
La scenografia e l’atmosfera partenopea
E vuole dimostrare tutto questo con dei bellissimi monologhi dedicati alla sua città: Salemme esalta la sua Napoli, è impossibile non immaginarsi nel capoluogo partenopeo grazie anche alla bellissima scenografia ricreata: una terrazza che affaccia sul golfo napoletano, dalla quale si può ammirare il Vesuvio. Per quasi due ore ci si dimentica di essere a Milano, e ci si immerge totalmente nell’atmosfera napoletana.
Il messaggio finale di Vincenzo Salemme
Il bellissimo messaggio che si vuol mandare è che non bisogna solo soffermarsi sul luogo da cui uno proviene, ma è più importante sapere verso dove si dirige. Bisogna iniziare a pensare al futuro, con un occhio rivolto alle proprie origini ma senza permettere che esse prevalgano in noi o siano motivo di ostacolo, e imparare a superare ogni tipo di stereotipo.
Chi lo dice che un napoletano non può non amare il panettone? E chi lo dice che Napoli è sinonimo di caffè? Salemme ha detto che il più buono lo ha bevuto a Palermo… A voi le conclusioni.
