La doppia vita dei numeri di Erri De Luca
Più leggo De Luca e più mi rammarico del tempo perso senza averlo letto, di quanto sia mancata nel mio orizzonte librario la sua presenza.
La lettura di questo libriccino è la conferma che l’autore napoletano non riserva sorprese, non delude, ha sempre qualcosa da raccontare e lo fa con estrema piacevolezza. Anche la sua capacità di creare piccoli gioielli narrativi, senza dilungarsi in fronzoli retorici, è sicuramente una dote apprezzabile perché la lettura è gradevole e per nulla pesante. Ci ho impiegato 40 minuti per leggerlo tutto. Ideale per chi non ha troppo tempo e non vuole leggere “a rate” con il rischio di perdere il filo ogni volta.
“La doppia vita dei numeri” , la poesia in prosa di Erri De Luca diventa teatro poetico. E non un teatrino di basso livello ma quello napoletano, il teatro della tradizione di Eduardo De Filippo, abitato da “presenze” nostalgiche ma estremamente preziose.
Aspettano qualcuno i due protagonisti di questa pice teatrale firmata da Erri De Luca. L’attesa sempre condizione sospesa, incerta, una scommessa al buio, una situazione possibile che potrebbe anche non realizzarsi. De Luca plasma l’attesa, la trasforma in forma drammatica, in un dialogo di parole evocate. Perché l’attesa in questo contesto scenico memoria e ricordo, un rituale che celebra chi non c’è più e che vorremmo fosse ancora qui accanto a noi. Nel frastuono esplosivo del capodanno napoletano, le voci dei due protagonisti, fratello e sorella, sono come mani giunte rivolte in preghiera, o in ossequio, ai genitori morti. Quelle cartelle della tombola in più, riservate a mamma e papà, segnano un posto, richiamano le persone al loro luogo, le fanno accadere. I numeri estratti evocano i ricordi – viaggio contrario a quello dei sogni -, danno corpo e voce ai fantasmi, Lari famigliari, protezione non scaramantica dalle offese della vita. La loro presenza rara come la neve al Sud, che arriva a fiocchi e si congeda a gocce. La doppia vita dei numeri un fervente omaggio a quel palcoscenico di voci, rumori, colori e sapori che Napoli, con un cenno di ammirata riverenza verso il suo più grande interprete, Eduardo, istrionico maestro di ironia e amarezza.
Un piccolo gioiello.
