A proposito di Three Chords & The Truth (2019)
Tre accordi e la verità. Quasi come se fin a questo momento avesse giocato.
Scrivere del quarantunesimo lavoro in studio di Van Morrison è per me un grande
onore e un privilegio, davanti a una platea sempre più calorosa e accogliente nei
confronti della rubrica musicale che sto curando per il sito di Per Sempre News.
Chi vi scrive aveva molto apprezzato album come The Prophet Speaks, Versatile, Roll
with the Punches e, in misura maggiore, Keep Me Singing, ultimo disco di Morrison,
composto esclusivamente da materiale autografo. Wikipedia ci tiene a sottolineare
come l’ultimo lavoro contenente brani scritti di proprio pugno da Van risalga a Born
to Sing: No Plan B del 2012. Ciò che balza immediatamente agli occhi, anche dei
meno attenti, è il numero elevato di dischi che il cantautore irlandese pubblica in
questo periodo. Oltre ai già citati, bisogna infatti annotare anche i dischi
collaborativi Duets: Re-working the Catalogue, del 2015, composto da una sequenza
di brani classici e con qualche pezzo più recente, e da You’re Driving Me Crazy, disco
jazz realizzato con il trombettista e organista Joey DeFrancesco.
Si tratta di due lavori godibili con un buon numero di pezzi classici rivisitati secondo il canone e il
credo del Morrison attuale. Nel contesto non dispiacciono, ma non fanno nemmeno
gridare al miracolo, né strappare quei quattro capelli che a noi fan sono rimasti in
testa. Chi non batte certo in ritirata è l’inossidabile Van, che pubblica un album forse
inatteso, nel senso che arrivati a questo punto, pur avendo apprezzato le ultime
uscite discografiche, pensavamo di aver perduto per sempre il Morrison più cantautore, in favore del performer, strumentista, orientato verso un piacevole e godibile vocal jazz e blues revival.
Non che vi siano stati dischi del livello di Too Long in Exile, in questo frangente, ma i risultati erano più che buoni, con brani autografi di livello medio-alto. Trattandosi però di un genio della canzone, come Van, il livello medio-alto non è totalmente accettato dai fandom più hardcore, di cui il sottoscritto
fa ormai parte. Con pochissime aspettative, vado ad ascoltare questo nuovo disco, già favorevolmente colpito dalla tracklist corposa, dall’elegante e attraente copertina e dal titolo concettuale dell’album. Senza leggere i crediti, come sono abituato a fare mi faccio trasportare dal suono caldo e ispirato del brano che apre le danze: March Winds In February.
Autunno inoltrato: periodo ideale per strappare il cellophane da un nuovo cd di Van Morrison e lasciarsi cullare dalle sue canzoni. Canzoni che già da subito mi fanno capire che questo non è affatto il solito disco di Van Morrison. Forse esagero, ma a me ricorda cose come Saint Dominic’s Preview, Into the Music, Veedon Fleece, addirittura… lo dico? Ve lo devo proprio dire? Eh! Sì, a me ricorda vagamente le
settimane astrali pubblicate per la prima volta nell’autunno del 1968. Sono trascorse tante lune, ma chi suona in questo disco sembra non averlo affatto dimenticato.
Proprio così, alle chitarre c’è il grande Jay Berliner, al basso ritroviamo il compagno d’arme David Hayes, tra gli altri, mentre fanno trillare l’organo Hammond John Allair, ma soprattutto Richard Dunn. Van Morrison ha richiamato a sé alcuni dei legionari che in passato lo avevano già sostenuto per la realizzazione di dischi classici, ormai storici. Il risultato è visibile già dalle prime note, dai primi brani. In
Search of Grace, Fame Will Eat the Soul, Nobody in Charge e così via. Impossibile non citarle tutte. Resto favorevolmente colpito da brani come Dark Night of the Soul, testo molto visionario e ispirato.
Facendo un po’ di ricerca trovo questa spiegazione:
“La Notte Oscura dell’Anima è una fase di purificazione passiva dello spirito nello
sviluppo mistico, come descritta dal mistico spagnolo San Giovanni della Croce nel
suo trattato La Notte Oscura, commento all’omonima poesia. Segue la seconda fase,
quella dell’illuminazione in cui si avverte la presenza di Dio, ma questa presenza non
è ancora stabile. Nei tempi moderni, la frase “notte oscura dell’anima” è usata per
descrivere una crisi di fede o un periodo difficile e doloroso della propria vita.”
C’è poi il potente r’n’b You Don’t Understand, brano che cita Bob Dylan e la sua
Ballad of a Thin Man e naturalmente di rifletto l’amato Ray Charles di I Believe to
my Soul. Ma non è finita qui, perché oltre alla gradevole If We Wait for Mountains,
alla title track e a numerosi altri brani, posizionata come undicesima traccia,
troviamo uno dei gioielli della corona del Re. Mi riferisco naturalmente al capolavoro
intitolato Up on Broadway. Van torna sulla strada e in un corto circuito di un livello
artistico incommensurabile ci proietta in una visione degna del miglior Martin
Scorsese. Poesia urbana costituita da luci e ombre. Un suono che fa vibrare forte il
ricordo di Into the Mystic: il maestro è al comando come non mai e guida questa
band di consumati professionisti e di musicisti di alto livello per oltre 65 minuti. La
cosiddetta quadratura del cerchio, come si usa dire. Per chi come me vive, smania di
canzoni, questo è tutto quello che si possa chiedere all’artista, all’epoca 74enne. Il
cantautore Harlan Howard ha coniato la frase “Tre accordi e la verità” per
descrivere gli ingredienti necessari per la musica country, tuttavia il disco che
pubblica Van Morrison ha pochissimo in comune con la country music. Come
sostiene Jason P. Woodbury su Pithcfork, Morrison qui parte da rime e strutture
semplici, per arricchirle dei suoni astrali in stile Caledonia, marchio di fabbrica del
proprio modus operandi anni Settanta. Van Morrison rispolvera il meglio di sé,
ripete la formula, come un mago con il suo numero più riuscito, per il pubblico delle
grandi occasioni. Potrei sembrare esagerato, ma in fin dei conti a chi importa,
quando ci troviamo davanti a un disco così ispirato, intenso e commovente. Provate
ad ascoltare con le luci soffuse questo disco, a guidare nella notte ascoltando Up on
Broadway in un contesto urbano e dopo fatemi sapere. Lasciatevi servire da chi ha
messo già tutto nel titolo, questa volta. Three Chords & the Truth, tutto quello di cui
abbiamo bisogno noi nostalgici sognatori di periferia. Ed è abbastanza recente la notizia
ufficiale riguardo la prossima pubblicazione di Van Morrison.
Si intitola Remembering Now e sarà disponibile per l’ascolto a partire dal prossimo 13 giugno.
Quattordici brani, tutti scritti da Van, con il singolo Down to Joy, tratto dalla colonna
sonora del film di Kenneth Branagh, Belfast, già disponibile su tutte le piattaforme di
streaming digitale.
La redazione di Per Sempre News dedica questo articolo a Nonna ‘Ntonetta.

Classe 1979. Si occupa di contenuti professionali per il web dal 2012. Scrive di musica, cinema, tecnologia,
sport, marketing ed economia. Dal 2008 partecipa al sito Maggie’s Farm – Universo Bob Dylan. Collabora
con la blogzine di arte e spettacolo The Clerks.
Nel 2009 ha creato il blog musicale Divagazioni morrisoniane | Guida all’ascolto di Van Morrison.
Nel tempo libero partecipa a videoclip, cortometraggi, trasmissioni radiofoniche, podcast e pagine
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