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L’uomo nasce, cresce opera e poi muore. E’ un ritmo incessante ed infrenabile che va avanti da milioni e milioni di anni. In ogni angolo della terra ci sono individui che vuoi per il tenore di vita che conducono o per l’incarico sociale che rivestono, credono di essere insostituibili o addirittura si sentono al  centro dell’universo stesso.

L’unico momento in cui si ravvedono e capiscono di essere non altro che degli operai dell’universo stesso, è quando per un’improvvisa malattia che gli affligge, capiscono davvero il loro status, solo allora realizzano che non potranno mai salvarsi da soli. L’esempio tangibile l’abbiamo avuto durante il periodo del lockdown impostoci dal Covid. Durante quel periodo in cui  i media, ogni giorno, trasmettevano il bollettino medico nazionale come quello di una vera e propria guerra, ci siamo resi conto di essere tutti accomunati da un unico destino. Allora abbiamo assistito a molte scene di solidarietà e alle urla dai balconi della famosa frase:” Ce la faremo!” Durante quel periodo i più  nobili d’animo, si erano illusioni che forse dopo, una volta  sopravvissuti, saremmo stati tutti più buoni.

Operai

Ci siamo accorti tardi che molte di quelle voci che gridavano “ Ce la faremo” si sono trasformate in altre che, presa consapevolezza della propria sopravvivenza, hanno gridano e continuano a gridare in modo fiero a se stessi e agli altri “ Ce l’ho fatta “  passando volutamente  dal plurale al singolare.  Ed è in particolare a queste persone che bisognerebbe ricordare ogni giorno che se ce l’hanno fatta non è perché sono i proprietari dell’universo ma perché forse gli è stata data la possibilità di cambiare attraverso la propria sopravvivenza. Tutti noi non siamo altro che degli operai in questo universo infinito, e  forse se ognuno si rendesse conto di ciò, il mondo sarebbe davvero diverso. Buon universo a tutti.

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