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Mancano solo quattro giornate alla fine del campionato ed è tempo di verdetti (quasi…) inappellabili per Napoli e Udinese. Gli azzurri si giocano l’accesso alla Conference League, battagliando con la Fiorentina l’ultimo posto utile per l’Europa. I friulani, invece, non possono sbagliare nulla, impaludati in piena zona retrocessione. Vediamo com’è andata…

Meret: 6

Inoperoso per un’ora abbondante. Sarebbe una serata di normale amministrazione, non fosse per il tracciante di Davis al 60’. Quindi, dieci minuti dopo, respinge con reattività il corner di Samardzic, reso assai velenoso da una deviazione ravvicinata. 

Di Lorenzo: 6,5

Dopo qualche tentennamento in avvio su Brenner, che parte da trequartista, molto stretto vicino a Samardzic, per allargarsi proprio nella zona del capitano, cresce alla distanza. Sgomma e sbuffa, segnale di una cronica (e comprensibile…) stanchezza. Ha spazio, perché Kamara non viene mai ad aggredirlo alto. Ergo, sale per dar sostegno alla manovra d’attacco, sfruttandolo a dovere. I suoi inserimenti sono assorbiti a stento dalla difesa friulana. Peccato che i cross non siano sempre precisi. Merita un plauso, poiché avviare l’azione del vantaggio, attivando il proverbiale gioco in catena assieme a Politano. 

Rrahmani: 6

Il più lucido là dietro. Macchinoso, ma comunque efficace, risulta in pieno controllo della situazione su Lucca. Evita di farsi sorprende, concedendo ben poche sbavature in marcatura. Ancora una volta si rivela il centrale più affidabile in organico: spietato e elegante.

Ostigard: 5,5

Al netto dei cigolii connessi a un impiego saltuario, alcuni anticipi puntuali dimostrano quanto sia ispirato nel passarsi la marcatura del centravanti di casa con il compagno di reparto. Irreprensibile nella propria trequarti, quando deve fare sentire il fiato sul collo di Lucca, controllandolo in maniera tutt’altro che problematica. Si fa prendere in giro da Success in occasione del pareggio, perdendoselo bellamente.

Olivera: 6

Prova ad aggiungere intensità a una macchina che viaggia però a ritmo da fine stagione. Con Lindstrom che tende ad accentrarsi, si trova spesso in situazione di condurre contro Ehizibue. Ma è decisamente morbido, privo di coraggio nell’affondare. Abbastanza sconfortante: troppe giocate scolastiche. Qualche sussulto; in ogni caso, non lascia il segno. Nell’azione del pareggio, Kristensen gli mangia in testa, sovrastandolo.

Lobotka: 7

Riesce a non farsi ingabbiare dai rivali. Con il palleggio manda fuori gioco gli assalti dei due trequartisti di Cannavaro, che si alternano nel (vano…) tentativo di sporcargli ricezioni pulite. Un premio al suo voler essere sempre impeccabile. Nel complesso una regia espressa nel migliore dei modi, salendo in cattedra, come da sua abitudine. Pochissimi azzardi. Gli mancano un paio di verticalizzazioni, in un match in cui magari ne sarebbe servita qualcuna per sottrarre tempo e spazio alla spietata compattezza dell’Udinese. Nondimeno, muove tanti palloni, sbagliandone pochi nella trasmissione sul breve.  

Anguissa: 5,5

Poco ispirato nel traffico a centrocampo e anche quando c’è da lanciarsi in area avversaria, inserendosi alle spalle di Zarraga o Walace. Presenza discreta a metà campo. Gestione sufficiente ma un pizzico di inconsistenza tra le linee, con un raggio d’azione che lo porta pure a ridosso dell’area bianconera. Spunti e inserimenti dovrebbero consentirgli di esprime un calcio libero, alla stregua delle più moderne tra le mezzali. Il camerunese lotta ed al contempo governa. Ma appare evidente che il freno sia tirato.

Cajuste: 6,5

Dedito alla causa nonostante ci sia poco da decidere. Si tratta perlopiù di una lotta sul piano fisico. Si butta dentro, ma la sua qualità continua ad essere flebile. Tuttavia, mette corsa e dinamismo. Non va in apnea sugli inserimenti in campo aperto di Samardzic, respira quando il gioco torna nella sua abituale zona di comfort. Il primo tiro in porta del Napoli è il suo: una sassata mancina al culmine di un’efficace azione di riaggressione.

(dal 72’ Traorè: s.v.)

Entra con il piglio giusto, garantendo un briciolo di freschezza per il finale. 

Politano: 6,5

Esterno totale, che difende e attacca. Una risorsa anche per il gioco collettivo, dando l’esempio in termini di sacrifico e lavoro oscuro a centrocampo. Manco fosse un incontrista. Le volte che strappa con furore, assomiglia a quegli offensive player senza freni inibitori, capaci di spuntare ovunque rubando il tempo a tutti. Specialmente in occasione della volata, condita dal cross morbido col piede meno abile, che stimola la capocciata di Osimhen per lo 0-1.

Osimhen: 7

Apre spazi per gli altri e inventa per sé stesso, come natura comanda. Nondimeno, la sua prestazione è anche altro: punto di riferimento della manovra, forse nella prima frazione di gioco non cerca costantemente il dialogo con i compagni. Anzi, si intestardisce nel rimanere “piatto” là davanti, imbrigliato tra Bijol, Kristensen. Spietato e bellissimo il terzo tempo con cui chiude in rete l’assist di Politano: una delizia per gli occhi. Nella ripresa, maggiormente incisiva, tiene palla nei momenti difficili, tentando di offrire la sponda nel fraseggio in spazi stretti. Si avventa su un lancio morbido, che esplora la profondità, scagliando poi una sassata respinta da Okoye col corpo. 

(dal 86’ Simeone: sv.)

Contribuisce a tenere sù la squadra nell’ultimo spicchio di partita, tentando inutilmente di allentare la pressione dei padroni di casa. 

Lindstrom: 5

Arranca a sinistra. Gli mancano spunti e talento, con una serie di amnesie, tra velocità ridotta e dribbling falliti miseramente. Dimostra di essere l’oggetto misterioso per antonomasia di un mercato alquanto indecifrabile.

(dal 80’ Ngonge: s.v.)

Massima resa anche in una manciata di minuti.

Allenatore Calzona: 5

Squadra ingolfata e ripetitiva, prigioniera di uno sterile quanto inutile giropalla perimetrale. Una pietà, il primo tempo, chiuso senza nemmeno un tiro verso la porta altrui. La mancanza di Kvara, con Politano imbrigliato da Kamara, uno che ha gamba tonica e polmoni come mantici, contribuisce ad allungare ombre e nubi sulla fase offensiva azzurra. Tanto palleggio, ma statico e privo di alcuna profondità. Così, con l’Udinese dal baricentro basso e compatto, far giungere un pallone pulito a Osimhen diventa faticoso. Non viene ripagato dalla scelta Lindstrom, che non ne azzecca una. Ma il Napoli ha lasciato voglia e dinamismo a Castelvolturno. E schiacciare un avversario ben messo in campo rimane chimera. A bocciarlo definitivamente, l’ennesimo gol in fotocopia, sintomatico di una cronica incapacità nel lavorare sulla fase difensiva. In particolare, nelle occasioni di palle inattive e/o lanci lunghi, gestiti in modo dilettantistico. Come al solito, discutibili, i cambi.   

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