Nel corso della nostra vita tante volte abbiamo dovuto salire o scendere delle scale per raggiungere una meta prestabilita. Ci sono delle scale che incontriamo una sola volta ed altre più frequentemente.
Alcune a volte le percorriamo per anni per poi abbandonarle per un lungo periodo della nostra vita. Succede però che a distanza di anni, nel rivederle di nuovo, ci proiettano inaspettamente indietro nel tempo, a quello durante il quale le abbiamo percorse più volte. Queste sono le scale della nostra gioventù allorquando eravamo carichi di aspettative per un futuro che in cui avremmo dovuto ancora recitare la nostra storia. Ed ecco che oggi al cospetto di queste scale, ci sentiamo magicamente attratti da un desiderio di ivi accostarci.
Una volta fatto, chiudiamo gli occhi per un momento e ci rivediamo in quello stesso istante, scendere dalle stesse in eta’ giovanile, in compagnia magari di un amico o di un’amica che non c’è più o che abbiamo perso per sempre. Ed allora come spesso accade nelle migliori scene di alcuni film, veniamo colti dall’incontenibile desiderio di confrontarci con quell’io che non esiste più, onde raccomandargli di non fare determinate scelte o credere in qualcosa in cui ha sempre creduto mentre scendeva le scale.
In pratica desideriamo proteggere il nostro io da quelle scelte o da quel credo che si è poi rivelato una cocente delusione arrecandoci tanta amarezza e tristezza. Tuttavia nonostante i nostri sforzi ci accorgiamo che non possiamo fermare il tempo, in nessun modo e per nessuna ragione al mondo perché la vita non è altro che una recita teatrale di un copione già scritto per ciascuno di noi. L’importante forse sarebbe recitarlo con professionalità come da circostanza senza farsi prendere dal trasporto dei sentimenti della storia stessa, tanto come si sa, nella vita c’è sempre chi scende e chi sale le scale, anche se la destinazione finale sarà unica per tutti.
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