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“Credo ancora nelle favole”

Lo spettacolo teatrale andrà in scena a Roma il 31 gennaio alla Casa di Reclusione Rebibbia, è il frutto del lavoro del laboratorio di teatroterapia che coinvolge detenuti comuni afferenti alla sezione media sicurezza. L’attività è condotta dalla Dott.ssa Irene Cantarella, ideatrice del progetto insieme alla Dott.ssa Sandra Vitolo, entrambe psicologhe e psicoterapeute.

Sul palcoscenico gli attori detenuti si esibiranno eccezionalmente con figli e familiari per rappresentare emozioni realmente vissute e frammenti di vita, cosi come raccontate nel copione interamente autobiografico. il lavoro teatrale è oggettivazione scenica del percorso terapeutico compiuto sull’affettività. In particolare, è stato affrontato il tema della paternità reclusa e delle dinamiche familiari connesse al reato con le sue conseguenze: da qui la scelta significativa di coinvolgere nella rappresentazione teatrale tutti i componenti delle famiglie dei ristretti.

Lo spettacolo, inoltre, tocca argomenti relativi alla dimensione di coppia, cosi come vissuta dai detenuti all’ interno del carcere e da mogli e compagne all’ esterno; queste si sono impegnate in un percorso di rivisitazione delle modalita relazionali utilizzate con il partner che si sono concretizzate, il più delle volte nel passato, in atteggiamenti giustificanti legati al coinvolgimento affettivo-emotivo. La costruzione del copione è stata frutto degli incontri di analisi introspettiva effettuata con i singoli protagonisti e condivisa, successivamente, nella dimensione gruppale.

Credo ancora nelle favole

Analogo lavoro terapeutico è stato esteso ai nuclei familiari, con incontri collettivi a cadenza mensile, che danno data luogo alla costruzione di un gruppo attivamente coinvolto, all’ interno del quale si sono condivise le vicende personali, intime emozioni e le incertezze sul futuro. II coinvolgimento delle famiglie ha raccontato come anche queste, universo affettivo del detenuto, siano costrette loro malgrado a scontare una condanna. II lavoro psicologico si è concretizzato anche nella riorganizzazione di responsabilità più adeguate ai ruoli di ciascuno, gettando le basi per un positivo ritorno alla vita sociale.

Le vicende portate in scena narrano dell’uomo, non gia detenuto e del suo riscoprirsi persona all’interno dell’istituzione totale. Storie di fragilità e di solidarietà, storie di ricerca di un’identita diversa oltre l’etichetta deviante; percorsi di affermazione della dignità umana, per mettersi in gioco anche di fronte ad un pubblico esterno. L’evento teatrale, insieme ad attivita di backstage, rielaborato in chiave cinematografica ed intervallato dalle interviste ai protagonisti sul valore che l’attività di teatroterapia riveste per ciascuno, diventeranno un docufilm diretto dal regista Amedeo Staiano.

Il Documentario si snoderà tra la loro quotidianità e quella delle loro famiglie nella vita esterna all’istituto, e ha come focus principale la sensibilizzazione di un pubblico giovanissimo. Il progetto audiovisivo è esclusivamente a sfondo sociale, autoprodotto e senza scopo di lucro, si sottolinea che tutta la catena produttiva e realizzativa, unitamente alle figure professionali interessate è strutturata su un principio gratuito volontario solidale, vede l’appoggio morale e operativo di diverse aziende del settore, istituzioni e municipalità.

Parteciperà in concorso e fuori concorso a diversi Festival Nazionali e Internazionali, possibili passaggi televisivi e sopratutto ha come obiettivo il coinvolgimento di giovani spettatori, quindi proiezioni in Scuole , Associazioni, Manifestazioni dedicate a tematiche sociali.

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