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È un Eduardo diverso, nuovo ai più, quello che porta in scena al San Ferdinando, un eccellente Lino Musella.
Diverso perché nascosto. Intimo, vero, profondamente uomo.
Eduardo come Ulisse re di Itaca che nel suo ritornare, racconta le gesta di guerra e vita. Eduardo, interprete di sé stesso e delle sue mille e più battaglie di vita.
I rapporti travagliati con Famiglia, Istituzioni, Banche e realtà della ricostruzione post bellica.
L’impresa di riportare in vita il San Ferdinando bombardato ed una lapide in memoria di Peppino Mercurio, fidato attrezzista del Maestro.


Da questo lavoro, di vita e di metafora, prende il titolo il lavoro di Musella.
“Tavola tavola, chiodo chiodo”.
La vita è un lavoro certosino di tassello dopo tassello.
Tavola dopo tavola, chiodo che segue chiodo.
Il martello che batte segna il ritmo e la cadenza.
Musella porta in scena il travaglio interiore dell’uomo, l’artista per un paio d’ore si accomoda in platea.
Un viaggio interiore attraverso le “sudate” carte.
Lettere intime, d’amore ed affari. Fratelli, ministri e uomini d’affari.
Parla l’uomo Eduardo.
Le frustrazioni di una vita di lotta e rivalsa. Un filosofo rivoluzionario quello che fa rivivere Musella.
Un’ora e quaranta minuti, atto unico, in cui Musella, si fa accompagnare magistralmente dalla chitarra di Marco Vidino.
Un viaggio tra Pirandello, Dante, il conte Ugolino ed i mille e più personaggi di Eduardo.
Musella si riconferma ottimo attore e fine Interprete. Stabilisce un ottimo rapporto col pubblico, intimo e confidenziale. È una cosa bella, dolce.
Tavola tavola, chiodo chiodo è uno spettacolo da vedere. In scena fino al giorno 11 al San Ferdinando.
Andateci.