La sorte degli ostaggi è molto incerta al momento. Quando Hamas attaccò Israele il 7 ottobre scorso rapì circa 240 persone e le portò nella Striscia di Gaza. Non solo israeliani ma anche alcuni stranieri. Gli ostaggi sono sempre stati una priorità per il governo di israele. La prima pausa dei combattimenti, nel novembre scorso, previde il rilascio di alcuni di loro in cambio di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele, con un rapporto di 1 a 4.
Dopo di allora nessun altro rilascio con scambi. Solo il recupero di tre ostaggi vivi in una operazione dell’IDF e quello dei corpi di alcuni morti in altre operazioni. Attualmente nella Striscia di Gaza, nelle mani di Hamas e delle milizie palestinesi, ci sarebbero 134 persone, tra cui anziani, donne e bambini. Purtroppo non tutti vivi. Fonti israeliane riportano che almeno 34 prigionieri non sarebbero più in vita. Ma alcuni funzionari americani ritengono che i morti siano più del doppio di quelli stimati da Israele. Molti sarebbero deceduti durante i bombardamenti dellIDF, altri morti a seguito delle ferite riportate durante l’assalto di Hamas ed altri ancora per le malattie di cui soffrivano.
L’incertezza sul numero di ostaggi ancora vivi complica molto le cose in previsione di un accordo per una tregua che serve a riportarli indietro. I colloqui si stanno tenendo al Cairo, i mediatori puntano ad ottenere una pausa di 6 settimane. Tra le richieste di Israele c’è quella della liberazione di almeno 40 ostaggi. Ma Hamas avrebbe fatto sapere di non avere un numero tale da soddisfare le richieste di Israele. Non si comprende se non sa dove siano o non li abbia proprio. E questo apre a dubbi e speculazioni su quanti sono ancora in vita. Ma getta anche nella disperazione i parenti che aspettano da 6 mesi di vederli ritornare.
Se Hamas non ha ostaggi non ha neanche una contropartita per una tregua, per breve che possa essere, o per un cessate il fuoco più lungo. Ci potrebbe essere una interruzione dei colloqui ma anche altre tragiche conseguenze.
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