• Tempo di Lettura:3Minuti

In Iran proseguono le esecuzioni di pene capitali. Altri due manifestanti, Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, sono stati giustiziati per impiccagione. È ormai chiaro che le condanne a morte sono usate come mezzo di intimidazione ma le manifestazioni non si arrestano.

Le provincie che protestano di più rimangono quelle di confine del Sistan-Beluchistan, il Kurdistan iraniano e l’Azerbaigian occidentale. Ci sono poi le principali città del paese tra cui spicca Teheran.

Nel Sistan-Beluchistan due giovani beluci, Mansour Dehmardeh e Ebrahim Narouei, sono stati condannati a morte per “corruzione sulla terra”. Il primo dei due è disabile e, come riporta “Iran International”, ha subito torture durante la detenzione. Sentenze di condanna a morte si registrano anche in altre provincie del paese.

Nelle due provincie è sempre attiva la voce del religioso sunnita Abdol Hamid che non lesina critiche al regime per i metodi usati e le atrocità commesse sui detenuti.

In Iran si va avanti con le esecuzioni capitali

Le parole di Abdol Hamid, pronunciate durante le prediche del venerdì, sembrano dare coraggio ai manifestanti di Zahedan capitale del Sistan-Beluchistan. Gli abitanti della città approfittano della preghiera del venerdì per intensificare le proteste. Sono consapevoli delle difficolta che hanno le forze di sicurezza di intervenire nelle moschee e a margine del culto del venerdì.

Il regime sa anche che colpire direttamente Abdol Hamid potrebbe portare ad un ulteriore inasprimento della situazione perché è stato indicato, dal popolo di quelle provincie, come le linea rossa da non oltrepassare. Il religioso è intoccabile e finora le pressioni esercitare nei suoi confronti non hanno avuto effetto.

Di segno opposto sono le preghiere del venerdì officiate dai religiosi sciiti. Questi sottolineano l’importanza del velo e delle leggi che ne contemplano l’uso. E se alcuni di loro dicono che l’obbligo non dovrebbe generare scontri questo non va letto come una apertura ma, per ciò che si è visto finora, come una conferma della rigidità interpretativa ed applicativa della legge. Le direttive sui sermoni del venerdì sono emanate direttamente dall’ufficio di Khamenei e pertanto è molto verosimile che rispecchiano il pensiero del leader supremo.

La linea di Khamenei è chiara, nota, e non mostra né aperture né segni di cedimento. Durante un incontro con le leader delle donne iraniane ha espresso sostegno a coloro che indossano correttamente il velo, ne ha sottolineato l’importanza ed ha definito la legge che lo istituisce un fondamento religioso irrevocabile, un dogma. Anche sulla repressione mostra la sua fermezza e in questo senso va letta la nomina del generale di brigata Ahmad Reza Radan a comandante delle forze dell’ordine. Con lui il potere centrale vuole imprimere una svolta nelle repressioni e conta sulla sua pregressa esperienza per controllare l’opposizione politica e le manifestazioni di piazza. 

Seguiteci su https://www.facebook.com/persemprenews