• Tempo di Lettura:3Minuti

In Iran c’è un popolo coraggioso che porta avanti la lotta per l’affermazione di diritti che per noi sono scontati. Ballare e cantare per strada, vestire ed esprimersi liberamente sono atti punibili con l’arresto e la reclusione. Il movimento di protesta nato a settembre 2022 a seguito della morte di Masha Amini cerca l’affermazione dei diritti civili e delle libertà.

Riformisti e mondo culturale iraniano, da tempo, sono consapevoli dei motivi che hanno generato questo movimento di protesta che spazia in tutto il paese. Di come le ragioni di questo si siano affiancate ed innestate su altri motivi di protesta. Tra i riformisti c’è Mir Hossein Mousavi, ex primo ministro ora ai domiciliari per avere guidato il movimento verde nel 2009, che va oltre. Mousavi si rivolge “al popolo e a quelle personalità amanti della libertà, difensori dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, non violenti e sostenitori delio sviluppo” e fa appelli per un cambiamento “fondamentale” in Iran. Il mezzo idoneo per raggiungere lo scopo è quello di un libero referendum sulla necessità di cambiare o redigere una nuova costituzione.

A Mousavi fa eco il sempre attivo religioso sunnita Abdol Hamid. Questi ha detto che l’ex primo ministro ha dimostrato di comprendere la realtà della società. Ha anche esortato altri politici e studiosi ad aprire gli occhi su quanto sta avvenendo e li ha invitati ad adoperarsi per salvare il paese. Le sue esortazioni vanno anche oltre i confini, verso tutti gli iraniani esperti di politica che risiedono all’estero. È poi critico sul fatto che nel paese molti militari sono coinvolti in questioni di governo occupando posizioni della politica. Dice che ognuno dovrebbe agire nel proprio campo di competenza.

Il regime è vigile e teme l’asse di intesa che si potrebbe formare tra il sunnita Abdol Hamid, l’ambientalista ex primo ministro Mousavi ed altre personalità riformiste e religiose nel paese. L’eminente religioso è da tempo sotto osservazione di Teheran che ha incrementato la presenza della sicurezza nelle regioni del Sistan e Beluchistan.

C’è chi valuta che Abdol Hamid, con le ultime esternazioni, potrebbe avere superato la linea rossa di tolleranza tracciata dal regime ovvero da Khamenei. Averla oltrepassata imporrebbe l’intervento del potere centrale ma si teme che azioni dure contro il religioso potrebbero generare delle rivolte nelle provincie del Sud Est del paese (Sistan e Beluchistan) e tra la popolazione sunnita iraniana. Già a dicembre la gente di quei territori in un manifesto aveva indicato il religioso come una linea rossa che il regime, le forze di sicurezza, non avrebbero dovuto superare. 

I gruppi organizzati vogliono rinvigorire le proteste per le strade e lanciano chiamate per grandi manifestazioni nei prossimi giorni.

Seguiteci su https://www.facebook.com/persemprenews, https://twitter.com/home