• Tempo di Lettura:2Minuti

Il TAS ha confermato senza mezze misure l’esclusione dei club russi da tutte le competizioni UEFA e FIFA. Il ricorso presentato dalla Federazione Russa contro il massimo organismo calcistico mondiale, al quale hanno fatto seguito diverse azioni legali anche da parte di Zenit, Sochi, CSKA Mosca e Dynamo Mosca, ha avuto risposta negativa:

«Il collegio ritiene una sfortuna che le attuali operazioni militari in Ucraina, delle quali le squadre di calcio, i club e i giocatori russi non hanno alcuna responsabilità, abbiano, per decisioni di FIFA e UEFA, un tale effetto negativo su di loro e sul calcio russo in generale. Tali effetti sono tuttavia stati compensati dalla necessità di uno svolgimento sicuro e ordinato degli eventi calcistici per il resto del mondo», chiude il TAS

Un colpo al cerchio, con la deresponsabilizzazione dei club e degli atleti riguardo alla guerra, e uno alla botte, cioè la pericolosità di andare a giocare in Russia. Una motivazione che non prende in considerazione la condanna alla Russia come principale responsabile del conflitto in Ucraina. L’escamotage pressoché inattaccabile è lo “svolgimento sicuro e ordinato degli eventi calcistici”.

Il TAS, consapevole del fatto che la guerra sta lentamente scemando nell’interesse dell’opinione pubblica, ha respinto i ricorsi dei club russi evitando di condannare club e atleti. Una sentenza intelligente ma anche parzialmente ipocrita, perché condanna il calcio russo all’autarchia senza condannare chi ne è responsabile. Appare chiaro come questo genere di sentenza sia legalmente inattaccabile, ma è sintomatica di come il “sentimento popolare” sia cambiato rispetto all’inizio del conflitto.

Seguici anche su Per Sempre Calcio!