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In Iran sono riprese le proteste nelle strade e nelle piazze a 40 giorni dall’esecuzione di due manifestanti. Le manifestazioni avevano visto un periodo di stallo dovuto più a questioni organizzative che per disinteresse della gente. In quest’ultimo periodo le voci dei riformisti e dei moderati si sono affiancate più che prima alle proteste.

Gli appelli fatti dell’ex Primo Ministro iraniano Mir Hossein Mousavi, per un cambiamento fondamentale nella Repubblica Islamica attraverso un referendum, non sono rimasti inascoltati. Hanno innescato un interessante dibattito. Anche il religioso sunnita Abdol Hamid ha manifestato interesse per l’dea di Mousavi su un referendum. Abdol Hamid è sempre più inviso al regime per le sue frequenti critiche ma è quasi intoccabile per le conseguenze che deriverebbero da un suo arresto o dall’imposizione di restrizioni. L’IRGC lo tiene sotto stretta osservazione e non potendo intervenire direttamente su di lui, per ora, cerca di colpire chi sostiene le sue idee.

Riformisti e moderati si interrogano

Giornalisti, attivisti, politici riformisti ed altre categorie che abbracciano un ampio spettro della realtà socio-politica iraniana si interrogano sulle questioni poste da Hossein Mousavi. Radio Farda riporta che il sostegno di molte personalità iraniane, per la transizione della Repubblica Islamica, è contenuta in una dichiarazione. In essa vengono esplicitati i problemi irrisolti dopo 44 anni dalla rivoluzione: la corruzione, l’ingiustizia e la soppressione delle libertà politiche. Mir Mousavi, che è agli arresti domiciliari da 12 anni, sostiene che per salvare l’Iran ci vuole una “trasformazione fondamentale”.

Ci sono anche i più cauti e gli appartenenti al “fronte riformista iraniano” concordano con quanto pensa e sostiene l’ex Presidente Mohammad Khatami. Secondo questi c’è ancora tempo per le riforme ma dicendo che vanno ricercate con un ritorno “allo spirito ed al testo della stessa costituzione” ammette implicitamente che si è deviato da alcuni principi contenuti nel testo.  

Anche l’ex Presidente moderato Hassan Rouhani si riaffaccia sulla scena politica iraniana. Constatando il divario tra regime e popolazione dice che bisogna riportare indietro le persone che si sono allontanate. Alludendo ad elezioni libere, come furono le prime fatte nel paese, sostiene che governo e parlamento devono essere formati con il sostegno della maggioranza del popolo. Il suo riavvicinarsi alla politica, in questo momento, viene letto come il segnale di una probabile ricandidatura alle elezioni presidenziali del 2025. Per lo scopo ha aperto anche un nuovo sito web ed un account twitter.

Teheran non vuole critiche, specie tra coloro che hanno influenza nella sfera educativa del paese. Per questo licenzia e costringe al pensionamento anticipato professori ed accademici che avevano mosso parole di biasimo nei confronti del poter centrale. 

Gli appelli dei riformisti, le dichiarazioni dei più moderati e le proteste sembrano poter formare un cocktail perfetto per mettere a dura prova la tenuta del regime.  

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