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Un vero intrigo russo-ucraino, per ora, l’omicidio di Darya Dugina, figlia di Alexander, l’ideologo storico dello zar Putin. In queste prime fasi delle indagini, condotte dai servizi segreti di Mosca, la pista battuta o meglio quella sicura (?) dietro l’agguato alla giovane giornalista ci sono alcuni del Battaglione Azov. Si ricorderà certamente di questo esercito di marine che si rifugiò per alcuni mesi nella fabbrica di Azovstar, a Mariupol, a difesa di oltre mille civili, assediata dall’esercito russo. Ora, una volta scampati a morte certa, questi soldati avrebbero spostato la loro base in Estonia. E da qui sarebbe partita alla volta di Mosca l’autrice dell’agguato a Darya, trasformando la vettura sulla quale viaggiava la giornalista una potente autobomba. Attentatrice, terrorista, nazista, una sorta di 007, individuata in poche ore da agenti dell’ex Kgb. Con tanto di video pubblicato e tesserino della donna. Che alcuni ritengono sia un falso. L’accusata è Natalia Vovk, 32 anni (foto dalla rete), fuggita e tornata in Estonia, in compagnia della figlia 12enne. Una svolta rapida nel lavoro investigativo sorprendente, che cozzerebbe con un servizio di sicurezza interno russo che, proprio, nella storia di Darya Dugina ha mostrato falle enormi. Intanto, Mosca e Kiev si accusano a vicenda. Situazione che si spera non assuma contorni internazionali.