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Dopo tre mesi di proteste in Iran a seguito dell’uccisione di Mahsa Amini, la 22 enne arrestata dalla polizia di Teheran per aver indossato il velo in modo scorretto, le autorità del Paese hanno annunciato l’abolizione temporanea della polizia morale. 

Nonostante i giovani iraniani, soprattutto donne, si dicano scettici e stiano continuando a scendere in strada a manifestare, il procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato ieri nella città di Qom: 

La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”. 

Da ieri, grazie all’agenzia di stampa iraniana Isna, erano iniziate a trapelare notizie di un possibile allentamento delle misure sul tipo di abbigliamento imposto alle donne nel Paese. 

Donne che non hanno mai smesso di protestare nonostante le violente repressioni     e il rischio di essere incarcerate e uccise. Sono 200 le persone che in dodici settimane hanno perso la vita nelle proteste. La notizia della sospensione della polizia morale arriva poco prima di due scioperi previsti per il 5 e 7 dicembre per i quali Teheran avrà “tolleranza zero”, coadiuvato anche da possibili aiuti russi nella repressione.

ANCHE IL VELO POTREBBE NON ESSERE PIÙ OBBLIGATORIO?

Al centro delle proteste c’è lo hijab, il velo islamico tant’è che il simbolo della solidarietà alle donne israeliane in tutto il mondo, è stato quello di tagliarsi una ciocca di capelli in nome della libertà. 

Mahsa Amini è morta per averlo indossato in modo sbagliato rea di aver lasciato scoperte delle ciocche di capelli e, come ha detto ieri Montazeri, “farlo specialmente nella città santa di Qom, è una delle principali preoccupazioni della magistratura e della nostra società rivoluzionaria”. 

Il procuratore generale ha però aggiunto che entro due settimane al massimo il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale annunceranno la loro opinione sulla questione dello jihab obbligatorio nel paese. 

Annunci molto importanti quindi che gettano uno spiraglio di speranza in una paese martoriato dalle proteste. Alcuni considerano l’annuncio come una vittoria del movimento di protesta ma per altri si tratterebbe solo di una decisione limitata e presa troppo tardi.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha commentato a caldo le parole di Montazeri: 

Se fosse vero sarebbe la prima vittoria del movimento di protesta. Se fosse vero, perchè bisogna vedere se questo annuncio verrà attuato e comunque arriva dopo oltre 400 morti. Ma non è detto che basti al movimento di protesta che spinge per andare avanti. Intanto se così fosse si tratterebbe di un primo grande segnale”. 

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