di Giuseppe Esposito
I territori di Kherson Occidentale e la città capoluogo di regione sono tornate in mano Ucraina. Le rivendicazioni russe sul territorio ucraino sono cambiate. Il 30 settembre Putin affermava che Kherson era territorio russo e sarebbe rimasto tale per sempre. Il 9 novembre il generale Surovikin annunciava il piano di ritiro dalla città di Kherson e dai territori occidentali della regione. La ritirata è stata necessaria perché i rifornimenti dalla sponda sinistra del Dnipro non giungevano più adeguatamente sulla sponda destra. La capacità della Russia di sostenere le sue forze era stata messa sotto pressione dagli attacchi ucraini mirati ad interdire le vie di comunicazione.
Il danneggiamento del ponte Kerch ha avuto un grande impatto perché ha rallentato i rifornimenti dalla Russia alla Crimea e da li al fronte meridionale. La decisione russa di un ritiro covava da tempo e lo testimoniano la costruzione di linee difensive, tra trincee e bunker, predisposte sulla riva sinistra del Dnipro. Le posizioni difensive sono state organizzate utilizzando anche barriere naturali e artificiali, sfruttando lo stesso fiume e i numerosi canali presenti.
I russi per proteggere la ritirata hanno abbattuto vari ponti: l’Antonivsky, quello ferroviario di Kherson city, quello della diga Kachovka e il Darivka.
L’Ucraina, riconquistando i territori di Kherson occidentale, ha ripetuto il successo operativo della controffensiva di Kharkiv che per alcuni era “irripetibile”. I russi perdendoli vedono sfumare l’ambizione strategica di un collegamento terrestre verso Odessa passando per Mykolayiv.
Mosca aveva impegnato molte forze per la tenuta di Kherson occidentale. È probabile che una parte delle truppe che si sono ritirate vengano inviate nel Donbass, dove l’offensiva russa continua e gli ucraini incontrano qualche difficoltà.
A Kherson, per il momento, le truppe si schiereranno sui territori delle sponde opposte. Le forze ucraine sulla sponda destra e le russe su quella sinistra. Queste si “guarderanno” attraverso i mirini dei fucili e sulle loro teste sibileranno i missili lanciati dall’una e dall’altra parte.
C’è chi ipotizza colloqui per un cessate il fuoco da cui partire per intavolare delle trattative di pace. Una tregua (cessate il fuoco) cristallizzerebbe la situazione sul terreno che non soddisfarebbe l’Ucraina. I guadagni sul terreno di Kiev, anche se importanti, non sono tali da garantirgli una trattativa da una posizione vantaggiosa o perlomeno paritaria. Kiev non controlla ancora aree indispensabili per la sua sicurezza e per il suo vivere da stato indipendente.
Il Presidente Zelensky intervenendo in video al G20 ha indicato dieci condizioni per giungere alla pace. Queste sono state respinte e definite “non realistiche e non adeguate” dal ministro degli Esteri Lavrov. Per adesso le distanze tra Kiev e Mosca sembrano incolmabili. Sono in corso dei colloqui tra i capi dell’intelligence americana e russa ma a nulla si può giungere senza l’Ucraina.