La Commissione europea, sostenuta da 15 Paesi membri, ha deferito l’Ungheria alla Corte di giustizia europea per la legge sulla protezione dei bambini approvata nel giugno 2021.
La legge, adottata dal parlamento ungherese, già a suo tempo definita “una vergogna” dal Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, impedisce di rappresentare l’omosessualità e il cambiamento di genere ai minori e vieta la “promozione dell’omossesualità” sui media e nelle scuole.
La legge Ungherese, è stata paragonata alla norma emanata in Russia contro la “propaganda omosessuale”, ed è ritenuta responsabile dell’aumento della violenza contro le persone omosessuali in Ungheria.
Secondo il Parlamento europeo, infatti, la legge viola “i valori europei” e “i diritti fondamentali”degli individui, in particolare delle persone Lgbtiq+.
I 15 Paesi dell’Unione europea, che hanno sostenuto, congiuntamente all’Eurocamera, la causa legale impugnata dall’esecutivo, sono: Francia, Germania Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Malta, Austria, Finlandia, Svezia, Slovenia e Grecia.
Il 6 aprile era la data ultima per prendere parte all’azione legale e, tra gli Stati assenti, figura l’Italia.
Sulla questione, le opposizioni italiane non le mandano a dire al governo Meloni.
Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Azione-Italia Viva, interviene duramente sulla decisone dell’esecutivo di non schierarsi a favore della causa legale: “La Meloni continua a isolare l’Italia schierandosi al fianco di Orbán invece di contrastare la vergognosa legge anti Lgbtq+ insieme agli altri Paesi Ue”.
Ancora più duro Riccardo Magi, segretario di Più Europa, che affida ai social un messaggio di provocazione al governo:“con Orban verso l’omofobia di Stato”.
Immediata la reazione del governo di Viktor Orban, che ha presentato un controricorso alla Corte di giustizia dell’Ue sulla procedura d’infrazione subita e culminata con il deferimento alla Corte.
Il ministro degli Affari esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha dichiarato la posizione del governo a riguardo della legge approvata nel giugno 2021: “Per noi la questione della protezione dell’infanzia non conosce compromessi, proteggeremo i nostri bambini.
Non si tratta di una semplice decisione del governo – prosegue il ministro ungherese -, né di una decisione parlamentare, ma è la volontà del popolo, espressa in un referendum (che al tempo non raggiunse il quorum) e non conosciamo una decisione di livello superiore in una democrazia. Perciò, ovviamente, ci schiereremo a favore della protezione dell’infanzia e dei bambini ungheresi, indipendentemente dal numero di Paesi che decideranno di unirsi alla causa in corso contro di noi”.