In migliaia per le strade della capitale israeliana per protestare contro la rielezione di Benjamin Netanyahu. A pochi giorni dalle elezioni, il clima si fa rovente
Ti consigliamo questo – Il curioso caso dei pendolari in Polonia che chiedono risarcimenti per i tamponi, ma riguarda anche l’Italia..
I fatti
Gerusalemme, Israele– In decine di migliaia, ieri sera, si sono radunati per le strade di Gerusalemme per mostrare ancora una volta dissenso verso Benjamin Netanyahu, primo ministro in carica. A meno di 3 giorni dalle elezioni che si terranno il 23 marzo, circa 20mila israeliani – per lo più progressisti – si sono riversati fuori il Knesset (il Parlamento Monocamerale dello Stato Ebraico), per poi proseguire a Piazza Parigi, adiacente all’abitazione di Netanyahu in Balfour Street.
Da ormai quasi 9 mesi si protraggono appuntamenti settimanali presso la residenza del premier, ma nella serata di ieri la partecipazione, di persone da ogni angolo di Israele, è stata molto elevata. La preoccupazione, quindi, per il Likud – partito del primo ministro – si fa crescente. Non c’erano infatti solo progressisti a protestare, bensì anche ultra ortodossi e conservatori, il che crea ancora più dissenso nel popolo verso una rielezione di Netanyahu.
Ti consigliamo questo – DECRETO SOSTEGNO: A CHI TOCCA? ECCO TUTTE LE INFO UTILI
Maggioranza in pericolo
Nonostante il fatto che il Likud abbia raccolto un’ampia percentuale di pareri negativi – poco più della metà non sono a favore della rielezione di Netanyahu – il primo ministro è comunque il candidato più popolare.
Lo seguono Yair Lapid, politico e giornalista del partito centrista e laico Yesh Atid (C’è Un Futuro), con il 23% di consensi; Gideon Sa’ar, ex Likud ed adesso fondatore del liberal-nazionale Tikva Hadasha (Nuova Speranza), con il 12% di consensi; Naftali Bennett del partito sionista-religioso HaBayit HaYehudi (La Casa Ebraica) con il 7%.
Questo varrebbe a dire che nemmeno l’opposizione sarebbe in grado di ottenere la maggioranza di 61 seggi. Tutto aperto al Knesset a questo punto, dove le elezioni del prossimo 23 marzo, sull’onda delle nuove proteste, rappresenteranno la 4° consultazione elettorale in meno di 2 anni.
Dopo che il Parlamento fu sciolto in automatico alla fine del 2020 a causa della mancata approvazione della legge di bilancio, potrebbero esserci nuove svolte all’interno della politica ebraica.
FONTE: Al Jazeera, Nova News, Haaretz
Ti consigliamo questo – Turchia fuori dalla Convenzione di Istanbul, ma sono 77 i femminicidi in 78 giorni
Segui anche PerSempreCalcio.it
