Dopo l’aborto, altri sono i temi fondamentali su cui dovranno pronunciarsi i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America.
Come sappiamo, il massimo organo giudiziario americano ha deciso di abolire la storica sentenza Roe Vs Wade. Questa, nel 1973, aveva legalizzato la pratica dell’aborto a livello federale. Dopo 50 anni, i 9 giudici supremi (di cui 6 di matrice conservatrice, nominati dall’ex presidente Trump) hanno ribaltato la decisione. Quella dell’aborto non è l’unica sentenza che La Corte è chiamata a giudicare. Entro l’inizio del mese di luglio, i giudici potrebbero pronunciarsi anche sull’ambiente, il rapporto Stato-religione e il diritto di voto.
La cancellazione della Rae vs Wade ha fatto però sospettare l’opinione pubblica che nel mirino della Suprema Corte potrebbero esserci anche le nozze gay, i diritti Lgbtq, la contraccezione e la fecondazione in vitro. E’ ciò che presume anche l’ex direttore del Tg1 Gianni Riotta, che su Twitter a scritto: “Il giudice di destra Corte Suprema Usa Thomas, accusato di molestie dalla prof. Hill e con la moglie coinvolta nel golpe trumpiano 2021 vuole, dopo l’aborto, cancellare anche le leggi su diritti gay, contraccezione e matrimoni omosessuali. La guerra delle identità Usa è cominciata”.
Le altre questioni al vaglio della Corte
Al di là di queste presunzioni, i giudici supremi si esprimeranno sicuramente sull’ambiente e in tal senso potrebbero limitare la funzione dell’Epa (Agenzia federale per la protezione dell’ambiente). In particolare, potrebbero ridurre la sua capacità di attuare regolamentazioni applicabili a più centrali elettriche. Sul tavolo anche i rapporti Stato-religione, con particolare riferimento al primo emendamento, che protegge la libertà religiosa. La questione è sorta dopo che un coach di football di una scuola superiore a Seattle, è stato licenziato per aver pregato in campo alla fine della partita. Il distretto scolastico ha infatti sostenuto che stava facendo pressione sui membri del team perché partecipassero alla preghiera. Si prospetta calda anche la sessione autunnale, quando i saggi hanno già deciso che tratteranno i diritti di voto e la contesa tra libertà di religione e diritti Lgbt.
Intanto, in sette stati Usa l’aborto è già vietato: Kentucky, Louisiana, South Dakota, Arkansas, Missouri e Oklahoma. Tuttavia, ci si attende che altri sette stati a guida repubblicana lo vietino nei prossimi trenta giorni. Nel North Dakota e in Utah il divieto entrerà in vigore dopo il via libera delle autorità statali, mentre il Mississippi vieterà l’interruzione di gravidanza 10 giorni dopo che il procuratore generale avrà dichiarato la legge costituzionale. In Idaho, Tennessee e Texas ci vorranno 30 giorni, anche se in quest’ultimo stato le cliniche hanno già smesso di praticare aborti.
Nel frattempo, sono centinaia le persone che manifestano fuori dal massimo tribunale americano nella capitale. Così come a New York, Boston, Miami, Los Angeles, Denver, Atlanta, Chicago e Philadelphia. Nella capitale americana, accanto ai dimostranti pro aborto, sono scesi in piazza quelli pro-life che invece festeggiano la sentenza.