In Iran è ripresa la linea dura sull’imposizione obbligatoria del velo. Controlli più stretti tra le strade e nei luoghi di ritrovo. Si parte da Qom, città sacra e cuore della religione in Iran. Li le donne senza velo non possono essere tollerate perché insidierebbero la ragion d’essere della Repubblica Islamica che pone l’hijab come uno dei suoi postulati. La linea intransigente prevale su quella, forse più morbida almeno in partenza e proposta da qualche riformatore, che prevedeva tagli di alcuni servizi come internet e telefono per le inosservanti.
Siccome tutto è partito con le proteste del movimento Masha Amini anche Khamenei taglia corto e rispedisce al mittente i dibattiti interni per una riforma politica in risposta ai dissensi di piazza. Il leader supremo indirizza l’attenzione e le discussioni verso l’economia. Parlare dei problemi economici è la base per giungere alla soluzione delle preoccupazioni sociali e culturali del paese. I funzionari devono rivolgere la loro attenzione a questo.
Il “Nowrouz” iraniano è stata l’occasione per i discorsi ufficiali da parte dei leader politici al potere. E Khamenei chiama nemici coloro che auspicano una “trasformazione” perché ciò vuol dire cambiare l’identità della Repubblica islamica. Sembrerebbe evidente il riferimento al cambiamento “fondamentale” auspicato dall’ex primo ministro riformista Mir Mousavi e ad altre posizioni espresse anche tra membri delle istituzioni e non solo.
Non sono mancate le parole, sempre critiche, del religioso sunnita Abdol Hamid. Questi dice che l’economia malata del paese non potrà essere corretta fino a quando le politiche interne ed estere non saranno cambiate. Per Hamid la causa delle politiche sbagliate va ricercata nell’incompetenza di chi le deve indirizzare. L’impreparazione dei politici deriva da elezioni che devono scegliere non persone libere ma “nominate”, indicate dal Consiglio dei Guardiani che valuta l’opportunità delle candidature. Con questa affermazione, o accusa, il religioso supera così anche il limite imposto da Khamenei nei confronti di personaggi pubblici che godendo di seguito sui social non devono esprimere opinioni sulle istituzioni.
Il periodo del Ramadan, mese in cui musulmani praticano il digiuno per commemorare la rivelazione del Corano, è iniziato. Nulla deve interferire con l’obiettivo del credente di maturare spiritualmente per avvicinarsi ad Allah. Le manifestazioni di protesta, qualunque esse siano, vanno evitate ed il regime promette di non fare sconti.
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