L’hijab e l’economia sono due aspetti interni che attanagliano il regime e dominano le discussioni politiche nel paese.
Per il velo rimane l’obbligatorietà e c’è chi pensa a multe esose nei confronti delle donne che ne sono prive. Si parla di cifre fino a 60.000 dollari. Chi non ha possibilità di pagare verrebbe arrestata, il che vorrebbe dire tutte.
Questo approccio sarebbe stato definito “intelligente” rispetto a quello conflittuale e repressivo che continua ad essere messo in atto. I due approcci comunque non si escluderebbero a vicenda. Anche il popolo iraniano viene invitato ad intervenire sull’ “indecenza” che le donne porrebbero in atto mostrandosi senza velo. Quest’appello sembra per il momento non avere grande seguito tra la maggioranza della gente che si mostra solidale con le donne. Alcuni iraniani hanno mostrato il loro disappunto quando un uomo ha lanciato dello yogurt a due donne senza velo in un negozio.
Ma c’è anche chi agisce seguendo le indicazioni. L’HIRNA (Human Rights Activists News Agency) riporta che una donna di Qom, ripresa dalle telecamere di una banca, è stata frustata e condannata alla reclusione per essersi mostrata senza velo in pubblico.
Anche ai ristoratori, commercianti e a chi gestisce servizi al pubblico viene chiesto di fare da vigilanti.
Il Governatore di Masal vieta la fornitura di servizi a chi non rispetta la legge sul velo ed è convinto che la situazione potrebbe degenerare durante la stagione calda estiva ed auspica provvedimenti immediati.
Economia
Sul versante economico il nuovo anno persiano ha portato un aumento dei salari del 27% che comunque non attenua il costo elevato della vita a causa di una inflazione che viaggia intorno al 50%. Le misure economiche adottate dal Presidente Raisi non sortiscono gli effetti voluti e per alcuni analisti una delle cause principali e il coinvolgimento nell’economia di organizzazioni parastatali. Su quest’aspetto anche il capo del parlamento iraniano era già intervenuto ed aveva auspicato proprio il disimpegno di queste organizzazioni dai meccanismi dell’economia.
Come sempre tra i critici dei comportamenti del regime spicca la figura del religioso sunnita Abdol Hamid. Continuano i giudizi critici sulla politica economica del regime e sulla crudeltà delle azioni messe in atto per sedare le proteste. Il regime lo tiene sempre d’occhio. Sono considerevolmente aumentati i controlli e la presenza di forze di sicurezza nelle provincie del sud est del Sistan e Belucistan, in particolare nel capoluogo Zâhedân dove il religioso opera. Ed il capo dell’IRGC imputa i disordini in quelle provincie ad agenti nemici esteri che fomentano “malfattori e nemici” presenti in quelle aree.
Non si prevede un periodo di calma in Iran. Il regime non reputa necessarie riforme di sistema, i riformisti le auspicano e la piazza le vuole. La generazione Z, quelli nati dopo il 2000, restano il motore delle proteste.
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