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77 donne uccise in Turchia nei primi 78 giorni di questo funesto 2021, questo il rapporto ufficiale che vede il governo Erdogan, però, ad una svolta contraddittoria sulla tutela del genere femminile

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I fatti

Istanbul, Turchia – Il governo di Recep Tayyip Erdogan si distacca dal trattato di Istanbul, una legge a tutela delle donne che limitava la violenza su di esse. La Turchia si ritira dal primo trattato al mondo che previene e combatte la violenza sulle donne. È arrivata ieri 19 marzo 2021 una conferma che scotta a femministe e ong LGBTQ+.

Dopo l’ultima vittoria dei conservatori di Erdogan, è questa la scelta definitiva. La Convenzione di Istanbul imponeva – e lo fa tuttora con numerosi stati – di adottare una legislazione volta a perseguire le violenze domestiche e abusi di ogni genere sulle donne. Tra questi anche stupro coniugale e mutilazioni genitali femminili.

L’AKP – il Partito della Giustizia e dello Sviluppo che vede come leader il presidente turco – non ha fornito alcun motivo per il ritiro dagli accordi. Già dallo scorso anno, però, si parlava di un possibile cambio di rotta, che è arrivato.

Zehra Zumrut, ministro della famiglia, del lavoro e delle politiche sociali, ha così però motivato la scelta spiazzante su Twitter: “Le garanzie dei diritti delle donne sono normative legali già vigenti nel nostro statuto, in primis nella Costituzione Turca. Il nostro sistema giudiziario è dinamico e abbastanza duttile da attuare determinate normative secondo necessità”.

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Opposizione infuriata

Non manca, ovviamente, la parola da parte dell’opposizione. La mossa è stata infatti ampiamente criticata dal CHP – Partito Repubblicano Popolare – che tramite poche parole, in un tweet del vicepresidente nonché responsabile della sezione diritti umani Gokce Gokcen, mostra il suo dissenso.

Gokcen ha infatti accusato il governo Erdogan e il partito di maggioranza di voler “mantenere le donne come cittadine di seconda classe, lasciando così che fossero brutalmente uccise”, come è capitato proprio in questi primi mesi del 2021 che vedono la media di quasi una donna uccisa al giorno.

Nonostante la poco recente motivazione dei conservatori (AKP) che affermavano che la Carta danneggiasse “l’unità familiare e incoraggia al divorzio, e che i suoi riferimenti di uguaglianza venivano usati dalla comunità LGBTQ+ per ottenere una più ampia accettazione in società”, questa “scusa” non ha mai retto.

Per questo motivo sin dalla dichiarazione datata 2020 sono state numerose le proteste, rivolte e dimostrazioni di contrarietà. Dimostrazioni che hanno però portato solo a maggiore soppressione delle categorie LGBTQ+ e femministe, dati i numerosi arresti e morti durante le stesse proteste.

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I dati sui femminicidi in Turchia nel 2021

Da quanto mostrato in un recente report dell’OMS, il 38% delle donne turche sono state vittima di violenza o abusi da parte dei loro partner, nel corso della loro vita. A questo dato c’è da aggiungere una cospicua percentuale che preferisce tacere per non avere ripercussioni da fidanzati o mariti. Un dato che sciocca e non poco. Si, perché il dato europeo è di invece del 25%. Seppur alto, il divario è enorme.

Secondo il gruppo per i diritti delle donne We Will Stop Femicide Platform invece, solo nel 2020 sarebbero state circa 300 le donne uccise in Turchia.

Dall’inizio del 2021 le donne uccise nel Paese sono 77 in 78 giorni, una stima preoccupante che denota ancora una problematica grave e persistente in una Turchia che non tutela le donne.

Sono difatti poche le azioni intraprese, blande come l’app creata per segnalare gli abusi alle autorità. Ma a quanto pare a poco son servite queste misure che, con il passare del tempo, tenderanno sempre più ad allentarsi con la decisione di uscire dai trattati di Istanbul.

FONTE: Al Jazeera

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