di Giuseppe Esposito
La guerra in Ucraina potrebbe mettere in evidenza l’incapacità industriale dell’occidente nelle forniture in tema di difesa. Il NY Times (11 luglio ’22) ha sottolineato come per rimpiazzare i 1300 Stinger inviati all’Ucraina “ci vuole del tempo”. Questa la risposta del capo della compagnia americana che li produce a fronte di una richiesta del governo USA.
Risposta simile avrebbe ricevuto il governo francese per rimpiazzare i 18 obici “Caesar” inviati a Kiev. Alla compagnia francese che li fornisce occorrono circa 18 mesi.
In ambedue i casi vengono alla luce l’insufficienza delle scorte e l’incapacità di una produzione rapida a fronte di esigenze reali. È presumibile che le situazioni descritte per USA e Francia siano simili per altri paesi occidentali e/o fornitori di Kiev.
Anche la Russia potrebbe avere lo stesso problema. Per ora avrebbe difficoltà per i pezzi di ricambio dei carri armati. Finora ha attinto, e continua farlo, alle scorte accumulate nei propri depositi durante il periodo della guerra fredda e a seguire.
Inoltre, per adesso, la Russia non ha avuto rifornimenti esterni dalla Cina. Non è detto che quest’ultima non lo faccia in un prossimo futuro. Specie ora che le relazioni con gli USA sono al di sotto del minimo storico. Pechino non accetterebbe una Mosca umiliata e sconfitta.
In questo conflitto è emerso come l’artiglieria sia fondamentale. A premessa delle azioni delle truppe di terra. Si stima, almeno da parte di Kiev, che il numero di proietti da 155mm sparati in due settimane equivarrebbe alla produzione annuale degli USA (circa 70.000 colpi). Da parte Russa, secondo analisti, i numeri sarebbero notevolmente superiori tanto da definirli “mostruosi”.
La gran Bretagna, l’anno scorso, ha effettuato una simulazione di conflitto ad alta intensità. È emerso che le scorte di munizioni, degli arsenali della Regina, si sarebbero esaurite in circa due settimane.
Quello che emerge è che i paesi occidentali potrebbero essere in difficoltà nel condurre un conflitto convenzionale, prolungato, in mancanza del sostegno dell’industria bellica. Eppure, anche se notevolmente ridotte rispetto al passato, le compagnie industriali che dedicano la loro produzione (almeno una buna parte) al mondo della difesa ci sono. Tra le prime cinque figurano industrie americane. La prima italiana è al tredicesimo posto.
Quello che mancherebbe o che scarseggia è la carenza di mano d’opera specializzata, una insufficiente capacità produttiva e una debole catena di rifornimenti (la logistica).
Dalla fine della guerra fredda la capacità produttiva in materia di difesa si è andata riducendo. Si è preferito puntare sempre più sulla produzione di sistemi d’arma sofisticati.
Esorcizzare il pericolo della guerra ha portato ad una scarsa percezione del pericolo. I conflitti che pure sono sempre esistiti sono stati percepiti come lontani ed appartenenti ad altri.
Dallo scontro Russia-Ucraina si sta apprendendo che c’è necessità di mantenere sempre le scorte di base, non scendere al di sotto di una soglia di sicurezza, ed avere un’industria pronta alla risposta.