L’impatto del Covid sull’economia e sulle imprese è stato devastante. I numeri – rende noto Confcommercio – sono impietosi e certificano una situazione disperata per centinaia di miglia di lavoratori e imprese. Confcommercio nel corso di quest’anno ha fotografato più volte lo scenario “apocalittico” che si è venuto a creare. Chiedendo a gran voce sostegni e ristori più adeguati per il settore dei servizi che, più di ogni altro, ha pagato dazio all’emergenza Coronavirus. Sono circa 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi che rischiano di chiudere i battenti in modo definitivo. Tra le cause principali ci sono certamente la perdita quasi totale di fatturato e la conseguente crisi di liquidità a cui poi si devono aggiungere le complicanze burocratiche che già in tempi normali affossano l’attività economica ma che in una situazione così eccezionale hanno dato il colpo di grazia.
L’usura
Quindi uno scenario desolante al quale purtroppo bisogna aggiungere un altro elemento, anch’esso purtroppo storicamente presente nella vita di chi fa impresa, ma che nell’ultimo anno è emerso con ancora più forza: l’usura. E proprio al fenomeno dell’usura e al suo impatto sulle imprese del commercio e dei servizi, è stata dedicata l’ottava edizione di “Legalità, ci piace!”, la giornata nazionale di Confcommercio dedicata alla legalità alla quale ha partecipato, oltre al presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
Sangalli
Sangalli ribadisce l’impegno di Confcommercio sulle riaperture: “Normalità significa – sostiene il presidente – innanzitutto poter lavorare, poter riaprire. Questo stiamo chiedendo al Governo e alle Istituzioni, con proposte puntuali nelle misure di sostegno e di messa in sicurezza, con un lavoro assiduo sui provvedimenti governativi e in Parlamento. Ci sembra oggi che la decisione del Governo vada in questa direzione sulle aperture, a partire dal metodo, quello cioè della programmazione, con un calendario definito”. “Confcommercio – dice Sangalli – chiede a questo proposito due ulteriori accorgimenti: da una parte, favorire una sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali nel permettere di utilizzare nuovi spazi pubblici. Così da assicurare maggiore vivibilità delle nostre città e territori. Dall’altra parte, sarebbe importante anticipare prima possibile le aperture anche all’interno, con distanziamento e protocolli di sicurezza”.
Sangalli e l’usura
Il presidente di Confcommercio ha quindi affrontato il tema principale della giornata, quello dell’usura. “Nel 2020 – sostiene – le imprese del commercio, alloggio e ristorazione hanno subito una drammatica riduzione del volume di affari. Oltre un terzo si è trovato stretto in un combinato disposto pericolosissimo, cioè la mancanza di liquidità combinata con una difficoltà sostanziale di accesso al credito. Ed è per questo che in questi mesi abbiamo chiesto non solo indennizzi adeguati e tempestivi, ma anche moratorie fiscali e creditizie ampie ed inclusive, la sospensione e la rateizzazione degli impegni fiscali e possibilità più ampie di accesso al credito. Senza fatturato, senza liquidità, senza credito, e con i costi da pagare – osserva Sangalli – è facile capire quanti imprenditori rischiano”.
I dati
“Come emerge dai nostri dati, infatti, dal 2019 ad oggi la quota degli imprenditori che ritiene aggravato il fenomeno è aumentata di 14 punti percentuali. E sono ad immediato e grave rischio di usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”. Sangalli evidenzia che il Mezzogiorno paga un prezzo più alto a questo fenomeno “perché dotato di un tessuto imprenditoriale più fragile”. Sangalli lancia così un appello: “A quegli imprenditori vogliamo dire, una volta ancora: non siete soli. La Confcommercio è con voi. E la Confcommercio è con le istituzioni”.
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