Il Consiglio dei ministri, nella seduta di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, oltre alla delibera dello stato d’emergenza per i prossimi sei mesi, proposto del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha dato il via libera al DEF (Documento di Economia e Finanza).
Si tratta del primo documento di economia e finanza firmato da Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. La finanziaria del 2023, infatti, era già stata impostata dal precedente governo Draghi.
L’approvazione del DEF pone la prima pietra della legge di bilancio di fine anno e traccia quelli che sono i tre principali obbiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine: la rinuncia graduale ad alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate negli scorsi tre anni, la riduzione del deficit e del debito e il sostegno alla ripresa economica.
Esulta il premier, Giorgia Meloni, che, nel corso della seduta del Cdm, ha tracciato la linea economica del governo: “La politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita.
Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico”.
Secondo una nota del Tesoro: “Il quadro economico, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia. Il quadro economico rimane incerto “a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale”.
Nell’anno in corso, il governo dovrebbe riuscire a liberare 3 miliardi di euro che saranno destinati ad un ulteriore taglio del cuneo fiscale, a beneficio dei lavoratori dipendenti con redditi medio bassi.
Lo scorso anno, il rapporto tra debito pubblico e Pil si è attestato al 144,4%, in calo di 1,3 punti percentuali rispetto alla previsione del Dpb di novembre. Nel 2023 è previsto che scenda al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026.
Il DEF affronta anche il nodo del PNRR.
Il governo sta lavorando per ottenere la terza rata di fondi europei da 19 miliardi di euro.
Dalla nota diffusa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in seguito al Consiglio dei ministri: “Il Pnrr non basta, da solo, a rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo”.
L’Italia deve lavorare su un orizzonte più lungo di quello previsto dal Piano, con investimenti mirati a “migliorare la capacità produttiva nazionale”.
Un tema che, secondo il Mef, dovrebbe essere affrontato anche dall’Unione europea.