Ci sono parole che a volte pronunciamo per caso, senza comprendere a fondo il significato delle stesse. Una di queste è la parola coscienza che ha una vera e propria assonanza con un’altra che si chiama coerenza. Se ognuno di noi in questo mondo interrogasse se stesso dopo aver compiuto una propria azione o ancor prima di compierla, forse oggi vivremmo in un epoca diversa.
Il famoso scrittore Italo Svevo nella sua opera la coscienza di Zeno, ci induce, a proposito della coscienza, a pensare a noi stessi ed ai nostri limiti ed in particolare alla difficoltà che abbiamo a metterci noi stessi in discussione prima ancora di mettere in discussione gli altri. Se avessimo invece questa capacità realizzeremo in toto che la coscienza è totalmente ciò che ci consente di essere o meno coerenti, prima con noi stessi e poi conseguentemente con gli altri.
In questo modo coscienza e coerenza oltre ad avere in comune l’assonanza, sarebbero una complementare all’altra. Solo dopo un accurato esame della nostra coscienza potremmo in modo coerente, sapere di essere in grado o meno di compiere una determinata azione od omissione e/o proclamare giudizi sugli altri. Per riuscire in ciò però dovremmo fare tutti un coming out delle nostre coscienze, cosa possibile solo se avessimo insito in noi un profondo senso di discernimento interiore.
Il discernimento non è purtroppo un bene che si acquista presso un esercizio commerciale ma è un percorso che passa attraverso una profonda esplorazione del nostro io. Solo dopo potremmo cercare di capire se le nostre azioni o i nostri giudizi sono giusti o sbagliati. Quello che ci limita oggi e ci frena è da un lato la paura del giudizio degli altri e la non fiducia in coloro che ci debbano giudicare, nonostante la nostra coscienza in modo coerente ci esorti ad restare tranquilli e fiduciosi. E’ questo un dilemma che ci affligge da sempre e per risolvere il quale non ci rimane altro che la speranza di vivere il quotidiano, tanto domani è comunque, a prescindere, un altro giorno.
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