Non è certo una novità per nessuno che il COVID19 abbia portato con sé, oltre le nefaste conseguenze sul fisico, gravi problematiche di disagio psicologico in chiunque, di qualsiasi età.
Non a caso il CNOP (consiglio nazionale ordine psicologi), in partnership col MIUR, ha introdotto nelle scuole italiane di ordine e grado il “servizio di supporto psicologico covid19” affidato ad un terapeuta, al fine di arginare i danni provenienti dai disturbi post-traumatici da stress e sostenere gli studenti in un periodo difficile e delicato.
Se isolamento sociale, deprivazione, senso di inutilità e apatia sono tra i principali disagi segnalati, a maggior ragione ciò è valido per i ragazzi cosiddetti speciali”, per i quali la socializzazione e l’interazione sociale, oltre naturalmente alle acquisizioni didattiche, rivestono un ruolo particolarmente importante.
In particolare, secondo alcune ricerche, gli studenti con autismo o in generale disabilità dello sviluppo intellettivo sono risultati essere in grande sofferenza, nonostante la grande attenzione e la cura rivolta loro in dad prima e in presenza poi. Proprio quest’ultima circostanza (in presenza) è stata oggetto di numerose controversie, da parte di chi riteneva discriminante far presenziare solo gli allievi disabili mentre il resto della classe era in dad, e da chi, per contro, riteneva che comunque fosse positivo rincontrare le loro insegnanti de visu, collegandosi col resto della classe in videolezione (la scrivente propende per questa seconda ipotesi).

Non è stato facile, e non lo è tuttora, per le famiglie affrontare un’esperienza del genere; molti genitori hanno reagito in maniera resiliente, cercando aiuto e conforto in gruppi, associazioni, etc, cercando di trasmettere ai propri figli positività e senza arrendersi . Purtroppo in altri casi non è così, molte famiglie si sentono sotto pressione, oberate da un carico logistico, ma soprattutto emotivo, eccessivo.
Unanime è però la richiesta di aiuto gridata a gran voce rivolta alla rete sociale ed alle istituzioni pubbliche. Se è vero che “nessuno si salva da solo”, come sempre è necessario fare squadra, creare sinergia e sintonia tra famiglia, scuola e istituzioni, superare la rigida burocrazia in favore di soluzioni e modalità innovative.
Ridiamo il sorriso ma soprattutto il dovuto rispetto ai nostri ragazzi “speciali”!
In collaborazione con: Prof.ssa Daniela Speranza (psicoterapeuta, docente scienze umane, Garante per le politiche persone con disabilità, Municipalità 5-Napoli)
Seguici anche su www.persemprecalcio.it
Giornalista