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22 giugno 1983: a Roma una ragazza di 15 anni, Emanuela Orlandi, chiamava da una cabina telefonica la sorella Federica, informandola che sarebbe rientrata a casa con l’autobus dopo una lezione di musica. Da quel momento, Emanuela scompare nel nulla.

Si apre così uno dei casi irrisolti più noti del nostro paese, che ha avuto, negli anni, un forte eco mediatico anche all’estero, in ragione dei particolari emersi dalle piste seguite dagli inquirenti. Indagini che hanno coinvolto lo Stato Vaticano (in cui Emanuela risiedeva), lo Stato Italiano e il Banco Ambrosiano, ma anche i servizi segreti di diversi Stati e alcune organizzazioni terroristiche internazionali. Tra le piste battute, l’interesse predominante si indirizzò verso la Banda della Magliana e verso l’ipotesi che si trattasse di un caso di pedofilia.

Le testimonianze di Marco Accetti sul caso Orlandi

Dopo 7 anni dall’archiviazione del caso, avvenuta nel 2015 per mancanza di prove consistenti, emerge un audio rimasto inedito. Si tratta di una registrazione di circa 2 minuti, in cui si farebbero nomi e cognomi delle persone coinvolte nella sparizione, aprendo alla possibilità della riapertura del caso. A parlare in questo audio sarebbe un soggetto anonimo, che tuttavia si suppone essere un socio di Enrico De Pedis. Detto ‘Renatino’, è indicato come responsabile del rapimento della ragazza dal fotografo Marco Accetti, che da tempo sostiene di aver avuto un ruolo di primo piano nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Così come in quella di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio dello stesso anno. Lo ha ribadito anche in un’intervista per la serie Netflix Vatican Girl, che ha riportato alla luce il caso e consentito anche ai giovanissimi di venire a conoscenza dei fatti del 1983.

La docu-serie analizza gli ultimi istanti prima della scomparsa della ragazza. Prosegue con la cronologia degli eventi, scandagliando tutte le ipotesi investigative con l’aiuto di cronisti, come Andrea Purgatori, in prima linea all’epoca dei fatti. E di chi Emanuela non ha mai smesso di cercarla, il fratello Pietro Orlandi. Eppure c’è chi, invece, sa bene, o almeno così afferma, cosa è successo alla ragazza. Accetti sostiene infatti di aver girato per la Capitale con Emanuela nei due mesi successivi alla scomparsa. Per occultarne l’identità, le fece indossare una parrucca con i capelli tagliati a caschetto.

Il fotografo, a partire dal 2013, ha sempre sostenuto che “la ragazza fu nascosta a villa Lante al Gianicolo. E dopo qualche giorno in un camper parcheggiato vicino a Villa Streicht, camper poi parcheggiato nella pineta di Ostia fra Ostia e Castel Porziano”. Al contempo, ha sempre ascritto il reato a De Pedis, che lui chiamava ‘imprenditore’.