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Dopo la tragica morte della giovane allieva carabiniera di 25 anni che si è suicidata nel bagno della Scuola maresciallo di Firenze il 22 marzo, la Procura di Firenze ha avviato un’indagine che ancora non ha portato a nessun sospetto o accusa. Il procuratore Giacomo Pestelli sta attendendo dal Ris i risultati dell’analisi del cellulare della ragazza, che è stato trovato accanto al suo corpo senza vita. Successivamente, ascolterà anche i suoi genitori.

La famiglia ha segnalato che la figlia, al secondo anno di corso, ha subito continue vessazioni che l’hanno portata ad uno stato di costante stress e disagio tali da indurla al suicidio. La giovane si è tolta la vita con la pistola di ordinanza all’interno della scuola. I genitori hanno scritto al sindacato Unarma e quest’ultimo presenterà un esposto alla procura del capoluogo toscano. La vicenda è stata riportata anche da diverse testate giornalistiche, diventando un caso.
Nella lettera al sindacato, i genitori hanno descritto la situazione di stress psicofisico della 25enne che non riusciva più a sopportare le “regole” poco funzionali che invadevano ogni ambito della sua vita, dal dover tenere sempre aperta la porta della camera, al controllo sui vestiti da indossare durante le uscite libere, ai comandi assurdi. L’ambiente scolastico era estremamente rigido e totalitario e la giovane stava persino perdendo i capelli. In un episodio, anche il padre, un carabiniere, ebbe una discussione con i superiori della figlia perché lei era stata costretta ad andare all’adunata alle 6.15 del mattino nonostante avesse il Covid e sintomi influenzali.