Il progresso è regresso. Con questa frase estrema lo scrittore austriaco Robert Musil sintetizzava un passo del suo romanzo dal titolo “l’uomo senza qualità”. La frase enuncia una sacrosanta verità, che il progresso, per alcuni versi, ha distrutto la qualità di vita dell’uomo contemporaneo.
Rispetto al passato, la vita impone dei ritmi elevati a chi vuole rimanere al passo con I tempi, non perdendosi alcuna delle innovazioni tecnologiche che man mano maturano con il tempo. Dominano le ambizioni dell’uomo sempre più attento ad esse e meno a quei valori etici e morali che una volta rappresentavano il vero specchio della qualità di vita di un popolo. Si inseguono traguardi sbagliati come se fossero eterni e per farlo spesso non si disdice dal distruggere ingiustamente la vita di altre persone. Senza rendersi conto che nulla è eterno a questo mondo.
La vita è come una partita doppia in analisi contabile. Ci sono delle entrate e delle uscite, ma alla fine di entrambe ne verra’ fuori sempre un bilancio che darà l’esatto risultato all’operato della nostra vita. Questi tipi di bilanci non si possono alterare qualora ci poniamo di fronte alla nostra coscienza che, a sua volta, è a diretto contatto con quel Dio, unico, immortale ed infallibile.
Quante volte soffermandoci a meditare con mero discernimento interiore ci siamo chiesti:
- A cosa ci ha portato questo progresso e a cosa ci porterà dal momento che ad oggi le persone ancora muoiono colpite da alcune malattie che non si è riusciti a debellare?
- Ecco perché l’uomo dall’animo puro, spesso innanzi alle avversità di questa società, si rifugia nei ricordi di quel passato privo di social e cellulari ma ricco di intensi e calorosi rapporti umani, imperniato su maggiori abbracci e strette calorose di mano.
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