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di Corinne Bove

Si è registrato il tutto esaurito a Sala Assoli, in Vico Lungo Teatro Nuovo,in occasione della proiezione del documentario dedicato a Raffaele La Capria e al suo libro capolavoro del ‘900 “Ferito a morte”.

Casa del contemporaneo, infatti, ha  inaugurato la stagione artistica celebrando il centenario della nascita di uno dei più influenti scrittori del secolo scorso,  attraendo un pubblico di tutte le età. 

Il Documentario “Una bella giornata” realizzato da Maurizio Fiume e Giuseppe Grispello con la partecipazione del critico letterario Silvio Perrella e dello stesso autore partenopeo Raffaele La Capria inizia con l’immagine della spigola simbolo emblematico nel romanzo di La Capria che attraverso una metafora di linguaggi coglie l’essenza  della grande occasione mancata. Come mancata per il protagonista sarà l’occasione della donna amata e mancata sarà l’occasione  di riscatto per Napoli che lo stesso La Capria definisce, paragonandola ad altre città europee, decadente. La cui gloria è resa dal passato e su cui si è adagiata.

La Napoli di La Capria accoglie ma non sa trattenere,  ammalia ma può ferire a morte. Ingrata ma perdonata nella sua naturale ed eterna bellezza. L’impronta corale è percepibile nelle sfumature contrastanti, tra aspettative disilluse e assuefazione alle abitudini. Tra grottesco folclore e staticità  da cui a volte, come accade al protagonista, si prendono le distanze.

La borghesia di La Capria è una classe che vive per inerzia, routinaria e adattata, rassegnata tra circolo nautico e abitudini privilegiate. In questa cornice, però, emerge l’apatia e l’insofferenza di Massimo De Luca, il protagonista della storia. Alla vigilia della sua partenza per Roma, si scorge l’immagine di una città malinconica e struggente dove il mare si vede ma soprattutto si sente, in una bella giornata di sole e nell’animo di Massimo, un figlio che Napoli ha lasciato orfano nelle sue aspettative. Il ritorno a Napoli, dopo la  parentesi romana, tra nostalgia e curiosità di rivedere la città natale mutata, esalta ancor di più il concetto di occasione mancata. Massimo è prima vittima e poi osservatore delle cose perdute in una cornice che fa di Napoli un bel quadro ammirato da lontano. 

L’omaggio a La Capria ha avuto prosieguo con la lettura del testo inedito “Ferito a morte” di Paolo Sorrentino  adattato al capolavoro omonimo dello scrittore partenopeo. Sono pagine di bellezza che incontrano lo stile tipico di Sorrentino nella capacità di fotografare la realtà rendendola palpabile al pubblico. A renderle ancora più belle è stata la magistrale interpretazione dell’attore Roberto De Francesco, artefice dell’incontro tra Sorrentino e La Capria oltre 20 anni fa. La sceneggiatura è inedita non avendo avuto realizzazione cinematografica.

La bella serata si è conclusa con l’eccezionale performance musicale di Salvio Vassallo e Valentina Gaudini con “Il tesoro di San Gennaro” rivisitazione originale dell’intramontabile  tradizione musicale napoletana.