Il termine ragione si riferisce per antonomasia, alla facoltà concessa all’uomo di poter pensare, riflettere su di un argomento o sulla risoluzione di un problema, per poi poter addivenire ad una decisione. Maggiore sarà la capacità ed il potere di discernimento insito in ognuno di noi, e migliore sarà la decisione che un individuo riuscirà a caverne fuori a seguito della sua disamina di in problema.
La ragione è quindi ciò che in primis consente all’uomo di poter estrapolare dalla sua psiche il meglio del suo potere decisionale. Ora se questi è dotato di grande equilibrio interiore che gli conferisce di riflesso una grande capacità di discernimento, allora egli sarà in grado di giudicare secondo scienza e di scienza. Viceversa, purtroppo, ne verrà fuori una ragione che non c’è.
Quest’ultima è forse una dei peggiori mali della nostra società perché figlia di una verità non sempre autentica e corrispondente alla realtà. Questa ragione che non c’è potrà portare a distruggere la propria vita o quella degli altri perché non elaborata in modo avulso da ogni forma di interesse personale. La ragione che non c’e, è spesso un modo di dover affermare e difendere le proprie idee anche se queste non sempre corrispondono alla realtà anche se essa cozza contro la propria coscienza.
La ragione è quella capacità che distingue l’uomo dall’animale e che gli conferisce, per questo quel senso di umanità che manca nell’animale nel momento in cui, per la sua sopravvivenza, deve compiere azioni lesive della vita degli altri a vantaggio della sua. Per tali motivo fa valere una ragione che non c’è in virtu’ di quel famoso detto latini “mors tua vita mea”.
Di fronte a questa esigenza di sopravvivenza forse potremmo anche trovare una forma di giustificazione a questo comportamento non umano. Viceversa quando è l’uomo a far valere una ragione che non c’è non certo per una sua contingente esigenza di sopravvivenza, potremmo mai giustificarlo. A tutti noi l’ardua sentenza.
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