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Nuovo atto intimidatorio per Maria Francesco Mariano, giudice leccese sotto scorta dalle indagini dell’operazione antimafia con cui il 17 luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Scu.

Lo scorso 23 novembre il giudice aveva ricevuto una lettera di minacce di morte scritta con il sangue. Nella notte del 1 febbraio è stato ritrovato un secondo messaggio intimidatorio: una testa  di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto con su scritto “Così”.

Dopo l’accaduto è stato convocato un vertice immediato del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica svolto ieri mattina in Prefettura. “Dopo le lettere minatorie, con riferimenti al demonio, un messaggio ancor più inquietante. La parte di animale, quasi certamente proveniente dalla macellazione, è stata posizionata da qualcuno all’apice delle scale, proprio davanti all’uscio. Chi ha agito è poi sparito nel nulla, facendo perdere le proprie tracce, protetto dall’oscurità”

Sull’accaduto ora indaga la Squadra Mobile di Lecce intervenuta sul posto per i primi rilievi non appena allertata dal giudice.