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L’eutanasia del senso della vita. Si impiegano  anni a credere in degli ideali facendo di tutto per perseguirli, a volte per  questo, andando a cozzare contro quei muri che spesso incontriamo lungo il nostro percorso, convinti di poterne uscire indenni dalle conseguenze del dolore che provocano al nostro animo, e magari anche più  forti di prima.

A volte ci riusciamo, aggrappandoci alla fede e riuscendo  a sopportare tutto ciò che viene contrapposto al nostro cammino, volutamente e non. Quando ciò avviene avremo  avuto l’opportunità di saggiare un pò di quella croce poggiata sulla spalle, attraverso un giudizio a dir poco sommario e apodittico, del nostro Signore Gesù Cristo. Egli è morto e risorto per noi attraverso l’esempio della passione, ma lo potrebbe fare e lo fa tante altre volte in cui è chiamato a farlo per  salvare un  animo puro. L’essere umano  a differenza, quantunque possa riuscire una volta nell’intento  di risorgere al dolore di una cocente delusione di qualsivoglia natura, difficilmente riuscirà a bissare l’impresa. In questo secondo caso, inizierà per lui  in molti casi, nell’indifferenza più completa di questo mondo troppe volte egoista, ambizioso e ruffiano, l’eutanasia del senso della vita.

Tuttavia egli, ad esempio di San Paolo, sarà sempre alla ricerca di una sua “folgorazione sulla sua via di Damasco” che lo induca ad arrestare miracolosamente la sua eutanasia, perché la speranza  rimarrà  pur sempre l’ultima a morire.

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