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L’inferno e il paradiso.

L’inferno o il paradiso? La fede induce un cristiano, nel corso della sua vita, a tenere ben in mente queste due dimensioni ultraterrene che rappresenteranno per lui, un giorno, il premio o il castigo all’esito della valutazione del posto in essere delle sue azioni.

Chi sarà chiamato a giudicare è l’unico che lo farà in modo inconfutabile, senza fini reconditi o carrieristici. Per meglio spiegare uno dei modi attraverso il quale potremmo ambire alla ricompensa divina, ci sovviene un’emblematica parabola del sommo onorifico politico, filosofo e avvocato indiano Mathama Gandhi, assassinato il 30.01.1948, dal titolo “La parabola dei lunghi cucchiai”. Attraverso di essa, Gandhi racconta della richiesta fatta a Dio, un giorno, da parte di un sant’uomo, di poter conoscere visivamente l’inferno ed il paradiso.

A tale richiesta Dio acconsentì mostrandogli, in primis, un luogo all’interno del quale era ubicata una grandissima tavola rotonda intorno alla quale vi erano sedute delle persone. Queste ultime erano magrissime e malaticce poiché pur essendo la tavola imbandita con ogni sorta di cibo succulento, esse non riuscivano ad alimentarsi in quanto dotate di cucchiai dai manici molto lunghi, attaccati alle loro braccia. Per tale motivo pur potendo raggiungere il piatto del cibo, non potevano accostarlo alla bocca poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio. “Questo è l’inferno”, disse Dio all’uomo molto turbato da questa prima visione.

L’inferno e il paradiso

Successivamente Dio gli aprì la porta di un altro luogo all’interno del quale si stava consumando la stessa scena, ma a differenza del primo luogo, qui i commensali erano felici e ben nutriti, intenti a conversare in modo amorevole tra loro. “Questo è il paradiso” disse Dio all’uomo, il quale esclamò: Non capisco, qual è la differenza? Dio rispose: “L’inferno ed il paradiso hanno una struttura molto simile ma la differenza sta nel diverso modo di comportarsi delle persone.

Le persone che sono in paradiso, a differenza di quelle che sono all’inferno, hanno capito che il manico troppo lungo del cucchiaio non consente di servire sé stessi ma di nutrire il proprio vicino. Perciò essi si nutrono l’uno con l’altro e stanno tutti bene. Quelli all’inferno pensano solo a sé stessi” La morale che ne viene fuori da questa significativa parabola, ci induce a riflettere sul nostro sistema di vita nel contesto in cui viviamo e l’atteggiamento che assumiamo nei confronti degli altri.

L’arroganza, l’avidità e la cupidigia non potranno mai portarci ad ambire un giorno a sederci a quel secondo tavolo dove “il cucchiaio lungo” di cui veniamo muniti, serve solo a fare opere di bene agli altri e non a noi stessi, distruggendo per tal motivo la vita degli altri.   

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