Facendo un’onesta e disinteressata disamina ideologica, credo che oggi non si possa negare l’esistenza sempre più in crescita, di una profonda ed irreversibile crisi della condivisione sociale. Certamente ci riferiamo a quella autentica, sincera e disinteressata e non sicuramente a quella appariscente, di opportunità o di convenienza.
Lo stereotipo della società moderna, da tempo ci sottopone, per essere sempre al passo con I tempi, ad una corsa sfrenata contro il tempo, durante la quale non sono concessi spazi temporali alla condivisione dei malesseri sociali. L’unico momento in cui ritroviamo tale condivisione, è solo quando viviamo tutti insieme una condizione di disagio sociale, evento pandemico docet. Allora solo in quel momento ci riscopriamo solidali verso la sofferenza altrui, poiché in quel momento ne stiamo condividendo sulla nostra pelle tutte le conseguenze psicologiche e fisiche che essa comporta.
Una volta cessate le condizioni della condivisione del malessere, essendo riusciti a superare individualmente la fase critica, si ritorna a quelli di prima o ancor peggio di quelli che eravamo, forti della consapevolezza di essere riusciti a sopravvivere a ciò che ci affliggeva E’ forse questa la metafora più emblematica ed amara che meglio esprime il concetto di quanto l’egoismo possa farne da padrone dell’animo umano. Le esperienze della vita, anche quelle più pregnanti per la nostra esistenza, dovrebbero indurci ad essere più proclivi all’ascolto e alla condivisione dei malesseri altrui, invece oggi risulta difficile individuare i persone anche comuni, che abbiano con scienza di scienza veramente la voglia di ascoltare gli altri. Alla luce di questa disamina, quale sarà il destino futuro di questa società? Ai poteri l’ardua sentenza.
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