di Vincenzo Graziano
La Seconda Guerra Mondiale in Istria e nell’alto adriatico, dopo l’armistizio, ha avuto un andamento tragico nella tragedia generale dopo l’armistizio dell’8 settembre, con i tedeschi che provavano a far affluire nella penisola quante più truppe possibili per fermare la lenta risalita degli Alleati. Ad Est Tito e i vari Corpus Partigiani spingevano. Nel mezzo l’esercito italiano lasciato allo sbando nel momento precedente alla nascita delle Repubblica Sociale Italiana, i numerosi partigiani di tutte le sigle che talvolta entravano in conflitto anche tra loro e il popolo, da sempre abituato solo a soffrire e a sopportare.
Quelle vicende sembrano lontane nel tempo, rivivono qui a Napoli nel ricordo dei bombardamenti, del dolore, dei combattimenti anche strada per strada come nelle Quattro Giornate. Quale legame ha Napoli con l’Istria, distante, ai confini orientali della nostra nazione?
Tanti, anche dovuti ai numerosi profughi accolti dalla nostra città a seguito dell’emigrazione forzata di cittadini di lingua italiana che lasciarono le terre assegnate alla Jugoslavia di Tito dal trattato di Parigi, “invitati” alla fuga da ritorsioni e massacri tra cui quelli delle foibe. Una targa nel bosco di Capodimonte ricorda il grande campo profughi lì allestito nel 1947, il più grande della città. Subito dopo per dimensioni veniva quello di Fuorigrotta, in via Canzanella proprio vicino al cantiere dello Stadio del Sole (che poi sarà intitolato San Paolo e infine Diego Armando Maradona).
L’Istria, la guerra e l’esodo giuliano dalmata e il campo della Canzanella a Napoli vengono raccontate in appendice a un saggio storico di notevole interesse: La Landschutz del litorale adriatico.
Dopo l’Armistizio e la conseguente occupazione tedesca delle regioni giuliane, di fatto annesse al Reich tedesco con la creazione della Zona di Operazioni del Litorale Adriatico, le autorità militari germaniche decretarono la costituzione di reparti di autodifesa territoriale, formati da cittadini italiani, sloveni e croati, da affiancare alle unità tedesche nella lotta al fenomeno partigiano. Si organizzò così la Landschutz, un corpo a base etnica, che doveva “contribuire al mantenimento dell’ordine e della sicurezza”, che fu formalmente costituita dal Supremo Commissario Rainer il 1° ottobre 1943. Nel variegato panorama dei reparti creati nel corso della guerra con personale non tedesco, non si è mai data sufficiente rilevanza a queste piccole unità di “Difesa Territoriale” e questo volume cerca di fornire un’analisi quanto più possibile approfondita della vita della Landschutz.
Un saggio completo su un argomento in sé molto di nicchia, trascurato anche da chi si occupa di storia militare.
Abbiamo qui uno degli autori, Giovanni Maressi, farmacista napoletano, da sempre appassionato di storia e in particolare della Seconda Guerra Mondiale, anche per delle particolari ragioni personali. Suo Padre, Aldo, fu arruolato nel Regio Esercito nel 1943 poi coattamente all’interno della Landschultz nel 1944. Nel 1945 fu catturato nei pressi di Udine dagli Alleati. Un anno di prigionia a cui seguirono tre anni in vari ospedali militari (Merano, Trieste, Palermo, Pagani) a causa della tubercolosi. Infine visse sette anni nel campo profughi a Napoli, città che non avrebbe più abbandonato. In Istria Aldo era un agricoltore, a Napoli deve reinventarsi. Comincia come cuoco per il Preside Guido Mazzoni e per i suoi numerosi gatti, e in quel periodo è un riferimento anche per il figlio del preside con cui giocherà a pallone e insieme andranno a guardare le partite del Napoli nello stadio appena costruito. La sua fama cresce e lavora per importanti famiglie partenopee come i nobili Winspeare fino a preparare piatti per il Napoli di Maradona.
Abbiamo avuto il piacere di fare una amichevole chiacchierata con Giovanni e i ricordi non hanno tardato a venire su.
Attualmente Giovanni sta lavorando sulla figura di Carlo Winspeare. Zio del regista Edoardo, fu un ufficiale dell’aeronautica asso degli aerosiluranti del gruppo Buscaglia nella Seconda Guerra Mondiale, a lui si deve tra l’altro l’affondamento di un incrociatore pesante inglese durante la battaglia di mezz’agosto nel 1942. Dopo l’armistizio, fuggito dal campo di prigionia tedesco di Jesi entrerà nei reparti di controinformazione alleati.
