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Gli amanti dei videogiochi ne avranno sicuramente sentito parlare spesso e volentieri in questi anni: gli sport elettronici stanno condizionando fortemente il settore del gaming, rendendolo molto più spettacolare. Etichettate principalmente con la denominazione di “e-sports”, le attività competitive relative al mondo dei videogame si sono evolute in maniera esponenziale, complici le migliorie apportate alla connettività in tutto il globo. D’altro canto, già da tempo il casinò che si gioca online aveva sdoganato il concetto di agonismo nei giochi virtuali, grazie ai vari tornei di giochi di carte che ancora oggi si tengono a distanza. Gli e-sports seguono la stessa filosofia, ma applicata ai videogiochi. I gamer si allenano e si sfidano attraverso la rete, ma possono anche ritrovarsi dal vivo in imponenti manifestazioni seguite da milioni di appassionati.

Come intuibile, quello degli e-sports è un settore economico che gira soprattutto grazie alle giovani generazioni. La dimensione degli sport elettronici è molto vasta e abbraccia community di giocatori di svariate nazionalità, legate a molteplici titoli. Alcuni di questi vanno per la maggiore in certi Paesi piuttosto che in altri, mentre giochi come “League of Legends” si sono distinti da subito per riuscire a far partecipare allo stesso torneo sia gamer orientali sia gamer occidentali. Ancora oggi, comunque, risulta complicato inquadrare i tanti aspetti di questo fenomeno globale: la carriera di un giocatore professionista può arrivare a livelli importanti, ma non senza un pubblico notevole alle spalle. Sia i gamer sia gli spettatori alimentano alla stessa maniera il circuito, quindi.

Ritenere che gli e-sports uccidano il divertimento del gaming, comunque, sarebbe errato, per quanto la competitività sia davvero serrata in certe situazioni. Gli e-sports sono di per sé intrattenimento, spettacolo, ma non rinunciano a strutture all’avanguardia pur di alzare sempre di più l’asticella. I gamer iniziano a godere di sponsor veri e propri: già, perché un grande marchio che promuove una federazione sportiva può legarsi anche al comparto e-sports ad essa collegata. Come degli atleti in piena regola, i giocatori devono pensare solo ad allenarsi e competere, senza preoccuparsi di come reperire strumenti di lavoro o di come raggiungere una determinata località per partecipare a un nuovo torneo. I gamer migliori possono guadagnare anche centinaia di migliaia di euro nel giro di pochi anni. Curiosamente, sono proprio i montepremi messi in palio dalle kermesse dedicate a titoli specifici ad attirare l’interesse degli spettatori.

Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando i tornei di videogiochi erano puramente provinciali, pubblicizzati magari su qualche rivista a tema, di quelli che contenevano trucchi e soluzioni per i platform di una volta. Gli e-sports intendono approdare persino alle Olimpiadi e in tal senso il terreno è stato già tastato con le Olympic Virtual Series, anche se l’argomento ha già prodotto qualche polemica negli ultimi tempi. Ormai, però, è innegabile che gli sport elettronici producano migliaia di posti di lavoro destinati ai giovani, più propensi a sviluppare quelle abilità richieste dal gaming: prontezza di riflessi, velocità di pensiero, resistenza allo stress.

Non esiste un percorso fisso e predefinito per diventare professionisti. Gli aspiranti gamer devono comunque sperare di essere notati da qualche manager o da altri giocatori in cerca di alleati per perfezionare i loro team. Di norma si parte da tornei locali e nazionali, ma è bene sapere che per eccellere in qualsiasi gioco moderno occorrano numerose ore di pratica. D’altronde, la vita di qualsiasi sportivo è piena di sacrifici, anche se al posto dei pesi ci sono dei controller…

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