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L’Editoriale

Vengo anch’io, no tu no, forse si. Ore di attesa, domenica di riflessione in casa Draghi, nella quiete di Citta’ della Pieve, qualche perplessità’ tra gruppi e coalizioni, coesi e divisi sul futuro delle nuove poltrone. Draghi il Guru ascoltatore, abbottonato e sorridente ha concesso un minuto e mezzo; tutti gli altri, opinionisti costituzionalisti, conduttori di speciali, politici alla sbarra, fiumi di parole.

Mattarella intransigente, in disparte come il suo ruolo richiede aspetta i risultati. “Tempi rapidi” ha sempre detto, i problemi irrisolti necessitano di soluzioni rapide. Next generation you da riscrivere, l’Europa aspetta con trepidazione, con animo più sereno dopo la new entry di Draghi.

Emergenza sanitaria, piano di vaccinazioni di massa in stallo, i ritardi sulle consegne hanno rallentato i ritmi, la ripresa è lenta. Lavoro in primo piano, 440.000, lo hanno perduto, abolire la precarietà’ e ripensare alle donne parte lesa di questa crisi, ai giovani. Scuola spina nel fianco per le famiglie e gli studenti, in presenza o a casa, decidono i bollettini del Comitato scientifico.

Immigrazione: sotto silenzio negli ultimi mesi, gli sbarchi non sono mai cessati, in migliaia hanno toccato terra. Lo slogan “dentro tutti” deve essere riveduto, una delle tante gatte da pelare del Governo Draghi. Tra i politici seduti a colloquio, cancellato con un colpo di spugna, mai dire mai. Si di Salvini, con il consenso di Giorgetti e due terzi della lega, Forza Italia disponibile sin dall’inizio.

Zingaretti , non perde occasione per attribuire al suo partito, il merito della battaglia europeista, ci tiene a precisare che la pandemia ha contribuito ad abbattere i pilastri dell’antieuropeismo sovranista. Si a Salvini senza veti. In casa 5 stelle Conte cavalca l’onda delle ribellioni e ricorda che non è il momento di guardare agli interessi personali, piuttosto è il tempo di stare uniti. I presupposti sembrano esserci tutti, ma, come si dice: “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”.

Vengo anch’io, no tu no…(Enzo Jannacci, 1968)

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