I giovani non lascino il paese, l’Italia sarà la ‘portaerei del mediterraneo’
Come recita il titolo di un tragicomico film di Sandro Veronesi: ‘l’Italia non è un paese per giovani’. Nel 2021 la Corte dei Conti ha sottolineato come dal 2013 ad oggi ci sia stato un aumento di quasi il 42% di trasferimenti per lavoro e quasi tre cittadini su quattro fra questi hanno meno di 25 anni. La conclusione è inevitabile: siamo afflitti da una pericolosa ‘fuga di cervelli’. Migliaia di ragazzi lasciano il paese per andare a cercare un futuro più prosperoso all’estero.
Italia: paese in perenne difficoltà
L’Italia è un paese in crisi da decenni, neanche il piano Marshall nel lontano ’47 ha saputo dare una concreta svolta economica al nostro paese. L’integrazione sociale europea è di gran lunga superiore a quella economica, come saggiamente disse Joseph Stiglitz (premio Nobel per l’economia nel 2001), e questa è una delle grandi cause del fugare di cervelli: la facilità nello spostamento e nell’integrarsi nella cultura europea non va di pari passo con, per esempio, un salario minimo riconosciuto in egual misura nell’eurozona. La disillusione del giovane italiano verso il mercato del lavoro diventa congenita e l’unica speranza di riscatto risiede per molti nell’emigrazione. Ma perché non restare?
Una cultura senza precedenti
Noi italiani non siamo ancora un paese di giovani, ma lo stiamo diventando ed è nostro dovere diventarlo. L’istruzione, criticata come troppo teorica, è invece apprezzatissima in lungo e in largo per il globo. È vero, il sistema scolastico anglosassone offre il ‘pragmatismo’ ma quello italiano delle fondamenta, solide ed inamovibili, calcinate di ‘cultura’. La conoscenza teorica, la cultura insomma, è un metodo che richiede anni di attenzione ed impegno (infatti ‘cultura’ deriva dal latino ‘colere’, ‘coltivare’) e che, alla fine di tutto, offre i frutti più preziosi. Peraltro, essendoci de facto una ‘fuga’ significa che quel che coltiviamo qui, in Italia, è molto prezioso ed io, personalmente, invito tutti i giovani, miei coetanei, a riconsiderare il ‘fuggire’ per il ‘restare’ e cambiare le cose. Come scrisse Seneca nelle sue ‘Lettere a Lucillio’: “animum debes mutare, non caelum’ (‘l’animo si deve mutare, non il cielo’).
L’opportunità del secolo
Invece, economicamente parlando, la situazione attuale dimostra come i cosiddetti ‘paesi leader’, dominanti per l’ultima metà del XX° secolo sino ad oggi, versino in un grave stato crisi. Emigrare non è più una scelta conveniente come poteva esserlo qualche anno fa. Gli USA sono indebitati e vedono nel conflitto ucraino una bieca speranza di rilancio finanziario, l’Inghilterra, vittima di se stessa, rispedisce al mittente numerosi lavoratori causa Brexit, in Francia l’estrema destra crea forti tensioni ed in Germania la ‘garante’ Angela Merkel ha perso il trono d’Europa. L’economia sociale si sta chiudendo in un ‘carapace’ sempre più nazionale e con ciò aumentano le tensioni. Mai come in questo momento è stato necessario cogliere l’occasione per sfruttare la tipica posizione spartiacque italiana fra Occidente ed Oriente per restare. L’Italia sarà una ‘portaerei‘ nel mezzo dell’Europa, una garanzia fondamentale per il futuro dell’Occidente.
Articolo di Alexander Cerato, tratto dal sito Movimento Giovani – L’unico movimento giovanile indipendente d’Italia