Oltre il Manifesto di Ventotene: l’Europa di De Gaule
Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul Manifesto di Ventotene hanno generato le ire e lo sdegno dei deputati delle opposizioni. Il documento, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il confino nell’isola pontina, era stato distribuito nella manifestazione del 15 marzo a Roma e per questo motivo la premier ne aveva letto alcuni passaggi durante una seduta della Camera dei Deputati. In particolare il Capo del Governo ha posto l’accento su alcuni elementi quali la rivoluzione europea di stampo socialista, l’abolizione della proprietà privata e la prassi rivoluzionaria. Al termine della lettura Giorgia Meloni, rivolgendosi ai deputati del centrosinistra, ha commentato: “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”.
Ora è chiaro che il Manifesto di Ventotene è stato redatto negli anni 40 del secolo scorso, in un clima di guerra e di opposizione ai regimi totalitari dell’epoca (compreso quello staliniano). Ma dovrebbe essere altrettanto chiaro che alcuni punti sono incompatibili l’Unione europea liberista di oggi. Questo documento è stato si il primo passo dell’integrazione europea ma, a differenza di quanto vogliono far credere le sinistre, non è un testo sacro e nel secondo dopoguerra ci sono stati altri modelli d’Europa. Il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, per esempio ha così commentato la polemica sul Manifesto di Ventotene: “Grande rispetto per tutti, la mia Europa è quella di De Gasperi, Adenauer e Schuman”. Ma c’è un altro modello d’Europa, forse ancora ancora caro alla premier Meloni e alle alte sfere di Fratelli d’Italia (sicuramente lo per una fetta della base del partito e la Lega), che è quello di Charles de Gaulle.
Il generale francese, che certamente fascista non era visto che guidò l’opposizione contro la Repubblica di Vichy, e è stato il fautore della cosiddetta “Europa delle Patrie”. La visione di De Gaulle si fondava su principi ben diversi a quelli sanciti dai tre redattori del Manifesto di Ventotene. In primo luogo il generale francese, a suo tempo, auspicava un continente unito dal Portogallo ai monti Urali indipendentemente dalle Nazioni che componevano la Comunità Economica Europea (CEE). Quindi, il modello di De Gaulle, si basava sul principio della sovranità nazionale, secondo cui ogni Stato doveva mantenere la propria indipendenza politica ed economica.
Quindi il Il padre della quinta Repubblica francese era contrario alle istituzioni sovranazionali e voleva l’autonomia dell’Europa dagli Stati Uniti, tanto da opporsi all’ingresso del Regno Unito nella CEE e dal ritirare la Francia dalla NATO nel 1966. La visione del generale De Gaulle è ancora attuale ed è portata avanti da quei movimenti sovranisti che oggi si oppongono all’attuale Unione Europea e si pongono come alternativa. La democrazia si basa sul dialogo e sul rispetto delle idee, pertanto credere in una diversa visione dell’Europa non è un insulto alla memoria e alla storia di Spinelli, Rossi e Colorni ma semplicemente un parere diverso.
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