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Il racconto del nuovo capitolo di vita di Peppino continua e insieme a lui conosceremo le origini della famiglia De Filippo… “La mia casa di Napoli era situata al terzo piano di un palazzetto, come ho già detto, di via Ascensione a Chiaia.

La facciata esterna, da questa stradina, correva in salita, lungo la rampa di scale formata da un centinaio di gradini di pietra vesuviana alti e stretti, che portavano sulla bella via Vittoria Colonna, ed era su questa via che io vedevo il rapido susseguirsi in discesa, dei trans e tra questi quello che avrebbe potuto ricondurmi a Caivano. Non sentivo protezione nella casa di Napoli, imparai, dopo qualche anno a considerarla meglio.

Tuttavia senza mai serbarne un ricordo del tutto piacevole . Perché mi ci abituassi mi ci volle molto tempo mia madre dovette usare molta pazienza nel cercare di farmi dimenticare le abitudini campagnole e restringere il campo delle mie ostinate immaginazioni , del resto create , soprattutto da un ambiente che consideravo troppo diverso da quello in cui mi ero abituato a vivere per cinque anni . Nei primi tempi che seguirono a Napoli , né mia madre, né i miei fratelli, né tutti gli altri parenti, mi si affacciavano nel cuore a somiglianza, sia pure lieve, dei miei cari di Caivano che, invece, erano sempre presenti nella mia memoria.

Teatro

Della casa di Napoli mi era tutto indifferente. Vi ci avvertivo qualche cosa che non era naturale. Qualche cosa che provocava delle “crepe” e che giustificavano “carenze” , e “miserie”, della vita dei miei genitori, ponendomeli sotto un certo controllo a volte spietato e ossessionante per me stesso. Il “pater familias” non esisteva e la “mater” mi appariva una figura sbiadita. Andai formando il mio carattere in questo “clima incerto”.

In un ambiente in cui la vita della famiglia si svolgeva in modo tutt’altro che tradizionale. Mi appariva tutto difficile, perché diventa difficile quando nella propria coscienza, come un serpe velenoso, si insinua un dubbio, un “interrogativo” insistente e pernicioso, il tempo, solo il tempo contribuì a darmi di quella casa una visione più realistica. La casa mi divenne amica.”

Buon teatro. Nel prossimo articolo…

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