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La seconda serata del 74esimo Festival di Sanremo è stata contraddistinta da due momenti che si trovano agli antipodi, agli estremi opposti. I due ospiti si sono cimentati in due scene che hanno segnato la seconda serata per diversi motivi.

Il balletto di John Travolta, con Amadeus e Fiorello che ballano insieme all’attore il ballo del “Qua Qua”. Il cappello a forma d’oca, non indossato da Travolta, è stata la ciliegina di uno dei momenti più imbarazzanti della kermesse canora. Tant’è che proprio l’attore di Grease e Pulp Fiction non ha dato il suo benestare di far rivedere la scena da nessun’altra parte.

In contrapposizione, invece, abbiamo il monologo strappalacrime di Giovanni Allevi. Il compositore è tornato sul palco dell’Ariston dopo parecchio tempo, parlando della sua malattia e di come sta affrontando la sua situazione. Allevi lo ha fatto con grande eleganza ed emozione, con un monologo che ha lasciato i presenti senza parole:

“All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti al pubblico da due anni. Nel mio ultimo concerto alla Konzerthaus di Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39, per un anno consecutivo. Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali?”

Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare. Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone, ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito. Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero. Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado?”

Si toglie il cappello e scopre i nuovi capelli, ricresciuti dopo le cure.

Infine, un altro regalo immenso: il maestro Allevi si siede al piano ed esegue il brano intitolato ‘Tomorrow’, per noi c’è la gioia di poterlo ascoltare di nuovo. Il tour nei teatri, che inizia la prossima settimana, è già sold out ma Amadeus assicura che dal prossimo autunno ci saranno nuove occasioni di assistere a un suo concerto.  

Insomma una seconda serata che è stata certamente condizionata dal momento imbarazzante con Travolta protagonista. Allevi ha però portato con se il cuore degli spettatori, che emozionati, ricorderanno per tanto tempo il suo monologo al Festival di Sanremo.