Vita da Fuorisede- Empatia
Oggi vorrei parlare di un argomento che mi sta molto a cuore. Vorrei “lamentarmi” con voi che leggete, di un errore che commettiamo tutti quanti.
Un errore che ho commesso anche io involontariamente. A quanti di noi è capitato di trovare notizie sui social e condividerle?
Magari scrivendo anche un nostro pensiero.
Chi non ha mai commentato un post?
Ecco molte volte, facendo questa azione feriamo qualcuno. Ci sono modi e modi per esprimere un pensiero. Più passa il tempo e più mi rendo conto che non si vuole diffondere una notizia per aiutare e conoscere, ma per far prevalere il proprio pensiero su quello degli altri.
Molte volte le persone parlano senza sapere, senza informarsi.
Scrivono, commentano e giudicano solo per il gusto di farlo o ancora peggio per ricevere qualche like.
Scrollare i social media è diventata quasi una tortura. Non si può dire nulla che si viene subito attaccati.
Le persone si sentono in dovere di commentare la vita degli altri, di giudicare e rendere pubblico il dolore degli altri.
L’empatia ormai è rara.
Molte volte l’errore parte dalla fonte, spesso le fonti, che dovrebbero essere sicure, sono false o inventate. Per attirare i lettori, le storie vengono ingigantite e ridicolizzate.
Mi chiedo, secondo voi, cosa può provare una persona, la quale tutta la sua vita viene spiattellata su un social e per di più viene giudicata da estranei?
Una persona magari malata, che è costretta a leggere commenti negativi e osceni sul proprio conto.
Il dolore, viene considerato segno di debolezza, viene deriso.
Acclamiamo pace e amore nel mondo, ma siamo i primi a parlare male degli altri.
Sembra sempre tutto lontano da noi, tutte cose che possono succedere solo agli altri.
Ma quando succede a noi, allora si che ci rendiamo conto che quella cattiveria fa veramente male.
