Perché guardare (o riguardare) The Leftovers nel 2025
Alcune serie, quando finiscono, lasciano un vuoto. The Leftovers, conclusasi nel 2017, è una di quelle.
The Leftovers è una serie particolare, una serie di nicchia, con una produzione da HBO.
Non ha mai avuto ascolti da record, né è diventata virale. Eppure, è stata prodotta da HBO con un budget considerevole, un cast di altissimo livello e, soprattutto, una scrittura ambiziosa.
Creata da Damon Lindelof (già dietro Lost) e Tom Perrotta (autore del romanzo originale), la serie si apre con un evento inspiegabile: il 2% della popolazione mondiale scompare nel nulla, in un istante. Non ci sono spiegazioni scientifiche, né religiose. Solo assenza, dolore e una domanda senza risposta: e adesso?
Perché riguarda proprio noi, oggi
Rivedere The Leftovers oggi assume un significato ancora più potente. Viviamo in un’epoca di incertezza, in cui la ricerca di senso è diventata centrale. La serie non dà risposte facili, ma esplora il modo in cui le persone reagiscono all’inspiegabile: chi si rifugia nella fede, chi nel cinismo, chi nella fuga.
È una storia di lutto, ma anche di amore, comunità, identità. Temi che oggi, nel mondo post-pandemico e iperconnesso, risuonano ancora più forti.

Una regia che si prende i suoi tempi
Una delle caratteristiche che rende The Leftovers così unica è il suo ritmo. Non ha paura di rallentare, di fermare lo sguardo, di lasciare spazio al silenzio. Le inquadrature sono curate, la fotografia è spesso fredda e disorientante. La regia ti chiede di fermarti e di immergerti, senza distrazioni.
E poi c’è la colonna sonora di Max Richter, che non accompagna semplicemente le immagini, ma le amplifica, le trasforma. Alcuni brani – come “The Departure” – sono diventati icone sonore della serie.
Un cast che merita attenzione
Justin Theroux, nei panni di Kevin Garvey, regala una delle interpretazioni più complesse e dolorose degli ultimi anni. Accanto a lui, Carrie Coon, Ann Dowd e Christopher Eccleston danno vita a personaggi sfaccettati, contraddittori, umani.
Non sono eroi, né antieroi. Sono persone che si muovono in un mondo che ha perso la bussola. E in questo smarrimento, ci somigliano.
Non è per tutti, ed è questo il punto
The Leftovers non cerca di piacere a tutti. È una serie che divide: c’è chi la ama profondamente e chi la abbandona dopo pochi episodi. Ma proprio per questo vale la pena guardarla.
Perché non si piega alle regole del “tutto e subito”. Ti chiede attenzione, pazienza, coinvolgimento emotivo. Ma se le dai fiducia, ti restituisce una delle esperienze narrative più intense e personali che una serie possa offrire.
oggi è il momento giusto
Nel 2025, guardare (o riguardare) The Leftovers significa confrontarsi con il vuoto, con le domande senza risposta, con la bellezza di una narrazione che non teme l’ambiguità. È un’esperienza che ti lascia qualcosa dentro, che cambia il modo in cui guardi le cose.
