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Domenica 5 Febbraio si è verificato uno dei più efficaci attacchi hacker degli ultimi anni con tecnologia RANSOMWARE, dal nome inglese “ransom” che rende proprio il concetto di riscatto: infatti vengono bloccati numerosi file, intere cartelle di file, hard disk e come in questo caso interi server, in cambio di una somma di danaro richiesta dai malintenzionati per sbloccarli e consentire ai legittimi proprietari di rientrarne in possesso.

Il fenomeno ha allertato i vertici della cybersicurezza e dei servizi segreti italiani poiché ha evidenziato l’immediata necessità di una implementazione degli attuali sistemi di sicurezza evidentemente bucabili da un attacco del genere, esponendo dati riservati, segreti industriali e dati oltretutto personali di milioni e milioni di persone.

Sembrerebbe che l’attacco di questa domenica non abbia interessato settori strategici (forse), ma la questione rimane aperta:

E’ possibile oggi che uno sparuto gruppo di persone operante da una qualunque posizione geografica del pianeta, oscurati attraverso tecnologie VPN che impediscono la tracciabilità delle operazioni, riescano a tenere in scacco intere nazioni?

Evidentemente si: questa fragilità digitale aumenta la sfiducia da parte degli utenti. Innumerevoli sono i tentativi di accesso ad account privati che avvengono quotidianamente, Gmail, posta elettronica, Amazon, Ebay, fino agli account bancari tradizionali e quelli più recenti ed evoluti come Paypal, Stripe o Revolut.

Si rende necessario dunque un massiccio investimento in sistemi di sicurezza e prevenzione digitale che mettano al riparo le identità digitali, i dati in generale ed i segreti industriali delle varie nazioni, affinché la guerra non arrivi rapidamente anche sul versante informatico e prepotentemente.

Lo chiamano Internet delle cose: dalla lavatrice alle autovetture, dagli smartphone ai sistemi di videosorveglianza che abbiamo nelle nostre abitazioni, dai climatizzatori alle lavatrici, dai frigoriferi agli orologi smart, la rete accede alle nostre case, alle nostre vite attraverso innumerevoli dispositivi, coi quali parliamo (es. alexa) ed ai quali impartiamo ordini di svariato genere, dall’ordinare una pizza al riprodurre un brano musicale. Immaginate solo per un istante quale incubo potrebbe generare una invasione così profonda dei nostri dati sensibili grazie ad attacchi informatici di questa portata.

Questa vulnerabilità di digitale potrebbe riverberarsi con un effetto domino spaventoso se non verrà presto blindata attraverso sistemi di sicurezza complessi ed inespugnabili: pensate sia possibile mettersi al sicuro da questi eventi nefasti? Magari si, attraverso le blockchain che ridefiniscono e certificano il concetto di proprietà privata e autenticità dei dati portando dal remoto al locale la conservazione delle informazioni o le interfacce biocompatibili di interconnessione e autorizzazione accessi biometrica, ma questa è un’altra storia.