iPhone 17, la magia svanita: Apple insegue mentre l’AI corre
Per anni il lancio del nuovo iPhone è stato un evento globale capace di dettare mode, tendenze e persino il passo dell’innovazione tecnologica. File interminabili davanti agli Apple Store, conferenze in diretta seguite come cerimonie religiose, titoli di giornale che celebravano “il futuro in tasca”. Oggi, con l’arrivo dell’iPhone 17, quella magia sembra svanita. Il nuovo modello non porta con sé rivoluzioni: migliorie marginali su fotocamera e batteria, qualche ritocco estetico, ma nessuna svolta epocale. L’attesa per una Siri davvero intelligente, capace di competere con gli assistenti AI di nuova generazione, è rinviata al 2026, una data che suona lontana in un mercato che viaggia alla velocità dell’intelligenza artificiale. Mentre Apple appare prudente, i concorrenti accelerano. Samsung si prepara a lanciare il Galaxy S25 FE e il nuovo Tab S11, dispositivi presentati come veri hub di AI portatile. Google, pur vincolata da sentenze antitrust negli Stati Uniti, mantiene la sua posizione dominante e apre varchi alle startup emergenti. Nel frattempo, fiere come l’IFA di Berlino mettono in vetrina laptop e smart glasses a forte impronta AI, segno che l’innovazione corre altrove. Il rischio per Apple non è soltanto tecnologico, ma culturale. Per la prima volta dopo oltre un decennio, il pubblico e i mercati percepiscono l’azienda come inseguitrice, non più apripista. In Italia, dove l’iPhone resta uno status symbol, cresce la domanda: vale ancora la pena investire oltre mille euro per un dispositivo che offre solo passi incrementali? La vera sfida non è più lo smartphone in sé, ma l’ecosistema che lo circonda: assistenti vocali evoluti, dispositivi connessi, realtà aumentata, intelligenza artificiale personalizzata. È qui che si gioca il futuro, ed è qui che Apple dovrà dimostrare di saper ancora sorprendere. Un tempo, l’iPhone era sinonimo di futuro. Oggi, il futuro sembra parlare altre lingue e correre in altre direzioni. La domanda resta aperta: Apple tornerà a guidare, o dovrà rassegnarsi a seguire?